Papi e partigiani
La toponomastica a volte gioca scherzi curiosi: cosa avrebbe pensato Pio V, papa del XVI secolo ostile agli ebrei, sapendo che per decenni la “sua” via a Torino sarebbe stata nota soprattutto per la presenza della sinagoga e della Comunità ebraica? Il gusto di pensare a quanto gli avrebbe dato fastidio cancellava solo in parte il nostro disagio per quell’infelice indirizzo (ancora di più per il “San” che precedeva il nome del pontefice); per fortuna da qualche anno è arrivato Primo Levi con la sua piazzetta a interrompere la via e darci un indirizzo più appropriato. Chissà cosa si direbbero quei due piemontesi così diversi e vissuti a secoli di distanza l’uno dall’altro che si trovano per caso a condividere lo stesso tratto di strada? E chissà cosa si direbbero Giordano Bruno, Pio VII (il papa di Napoleone e della Restaurazione) ed Emanuele Artom, che da giovane insegnante alla scuola ebraica di Torino (oggi a lui intitolata) avrà avuto sicuramente occasione di parlare ai suoi allievi di entrambi? Via Artom, un tempo sinonimo di zona malfamata, oggi riqualificata grazie a un bel parco, dove tra l’altro è in allestimento un giardino dedicato ai Giusti, è infatti il proseguimento di via Pio VII, che a sua volta prosegue via Giordano Bruno (accostamento davvero bizzarro, su cui il povero filosofo potrebbe avere legittimamente qualcosa da ridire). Emanulele Artom e Primo Levi hanno sicuramente moltissimo in comune: ebrei torinesi quasi coetanei, che parteciparono alla resistenza nelle file di Giustizia e Libertà, entrambi arrestati dopo breve tempo (come è noto, uno ucciso e uno deportato), entrambi conosciuti oggi soprattutto per quello che scrissero. Che tra questi elementi comuni ci sia anche una via o piazzetta loro dedicata che spezza o interrompe la via dedicata a un papa Pio non è certo la cosa più importante, ma forse questa coincidenza li farebbe sorridere. E cosa si direbbero i due papi Pio scoprendo di trovarsi entrambi interrotti da ebrei? (E Pio VII schiacciato tra un ebreo e un eretico?) È piacevole pensare al loro fastidio, ma è ancora più piacevole pensare che magari questi accostamenti li farebbero riflettere.
Anna Segre, insegnante
(3 gennaio 2014)