Il macellaio di Damasco e i suoi segreti
Un personaggio complesso, ambivalente, un uomo che non si trova per caso nella posizione in cui è, né a caso si comporta come si comporta. È il ritratto di Bashar Al-Assad che la giornalista Anna Momigliano traccia ne “Il macellaio di Damasco” (Vanda epublishing) uscito in formato ebook nelle scorse settimane. Un volume frutto di un lungo lavoro di ricerca e contatti (tra gli interlocutori un amico di gioventù di Assad) che offre una risposta ad alcuni interrogativi alla base del sanguinoso conflitto che devasta la Siria: primo fra tutti perché il suo tiranno è riuscito laddove altri, come l’egiziano Hosni Mubarak o il libico Muammar Gheddafi, hanno fallito, rimanere al potere a dispetto delle cosiddette primavere arabe. “Assad non è il dittatore tipico – spiega la giornalista – Ha conosciuto momenti di grande popolarità, ha alle spalle una carriera da medico con studi in Europa, e proprio in Europa è stato ricevuto e omaggiato in più di un’occasione. Allo stesso tempo è arrivato a questo momento con la preparazione di tutta una vita, secondo un ammonimento che gli lanciò suo padre Hafiz: ‘Verrà il giorno in cui il popolo ti si rivolterà contro. Sii pronto a reagire’. E Bashar, a differenza di altri, lo è stato”. A confermare questa tesi è Ayman Abdelnour, compagno di studi di Assad, come lui esponente del partito Baath, il movimento socialista e nazionalista arabo. Abdelnour sosteneva qualche graduale apertura per evitare di arrivare allo scontro frontale con la popolazione. “Una tesi per un certo periodo condivisa anche dallo stesso dittatore, che per esempio appena giunto al potere accordò la libertà di stampa, salvo poi procedere al sistematico arresto di tutti i giornalisti sgraditi al regime – ricorda Momigliano – Nel 2007 Abdelnour fu epurato e da allora vive in esilio in Qatar e sostiene il fronte che si oppone a Bashar”. “Il macellaio di Damasco” copre un arco di tempo che arriva fino alla minaccia di attacco americano. Era da aspettarsi questo tipo di esito della vicenda? “Onestamente non credevo che Assad riuscisse a farla franca, ma molte delle persone che ho avuto modo di consultare lo avevano previsto, consideravano Assad troppo forte, e avevano ragione. Il messaggio che è scaturito dal modo in cui l’amministrazione Obama ha gestito l’intera faccenda è molto preoccupante – aggiunge – prima si è tracciata una linea rossa sull’utilizzo di armi chimiche, quasi a sottintendere che le atrocità commesse con le armi tradizionali non valessero nulla. Poi non solo non si è intervenuti in alcun modo, ma oggi Assad è il partner della comunità internazionale nello smantellamento del suo arsenale, con un terribile precedente per i dittatori di tutto il mondo”. Tra i paesi più spesso citati a proposito della questione siriana vi è Israele. Una posizione poco sensata, secondo Anna Momigliano. “In Europa Israele è un po’ un’ossessione. Ma in questo caso non c’entra proprio nulla, se non nel senso che, per ragioni geografiche, sarà un po’ più preoccupata di noi”. È programmata per le prossime settimane una Conferenza di pace per la Siria. Incontro cui, se verrà confermato, non si arriverà certo nelle migliori condizioni. “A indicarlo è il fatto stesso che il regime è ben contento di partecipare e i cosiddetti ribelli molto meno” evidenzia la giornalista. E a complicare ulteriormente la situazione è anche la natura frammentata e spesso pericolosa degli stessi ribelli: qaedisti, predoni, signori della guerra si mischiano alle componenti più moderate. Che è, secondo Momigliano, una delle ragioni per cui il conflitto in Siria, salvo i momenti di massima tensione, riceve scarsa copertura mediatica. “È triste, ma quando non si intravede la luce in fondo al tunnel tenere desta l’attenzione dell’opinione pubblica è difficile”.
A ritrarre Assad nella copertina de “Il macellaio di Damasco” è il disegnatore israeliano Hanoch Piven.
Pagine Ebraiche, gennaio 2014
(5 gennaio 2014)