I numeri della democrazia

tobia zeviPotrebbe trattarsi di una ricostruzione giornalistica. Papa Bergoglio, dovendo nominare il nuovo segretario della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) in una terna di nomi, avrebbe scelto il meno votato, forte di un solo voto: Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Ionio, una diocesi secondaria. Si tratterebbe di un ulteriore scossone assestato alle gerarchie ecclesiastiche dal pontefice venuto “dalla fine del mondo”. E, infatti, sui giornali l’indiscrezione è stata presentata come una prova di autonomia di giudizio e indipendenza del papa.
C’è però un altro elemento interessante. Bergoglio sta adottando una serie di misure tese – almeno nelle intenzioni dichiarate – a rendere la struttura della Chiesa più trasparente e collegiale. Si pensi agli organismi di controllo sugli istituti finanziari ma anche, ben più rilevante, alla commissione cardinalizia di ausilio al pontefice nel governo della Chiesa universale. Se non si trattasse di un’istituzione millenaria, potremmo parlare di “democrazia interna”. Con questa scelta di Galantino, però, si andrebbe nella direzione opposta. Il papa sfrutterebbe un potere che effettivamente ha e che possiamo definire “monarchico”.
Prendendo spunto e allontanandosi da questa vicenda, si può affermare che la democrazia sia il regno dei numeri (voti) e l’autocrazia quello del potere dispotico? Sì e no. In democrazia i numeri sono certamente fondamentali, e indispensabili per il funzionamento delle istituzioni e del governo. Al tempo stesso la democrazia pone un freno agli stess numeri, sancendo delle regole del gioco che costituiscono un vincolo preliminare. La Costituzione, le leggi, le prassi consolidate. In questa sintesi dinamica tra volontà popolare e principi fondamentali consiste la buona democrazia. E proprio contro questi principi si scaglia il populista: forte del consenso popolare fa mostra di ignorare e disprezzare le regole condivise e di poterle ribaltare quando se ne presenti l’esigenza inderogabile (da lui stabilita). Teniamo presente questi elementi, forse scontati. Sappiamo bene che nella storia non sempre la democrazia del voto è coincisa con la civiltà.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
twitter @tobiazevi

(7 gennaio 2014)