Ariel Sharon
Ariel Sharon, ex Primo Ministro di Israele, è deceduto sabato verso le 14 dopo otto anni di coma. In questi anni era stato curato all`ospedale Shiba, nei pressi di Tel Aviv. Sharon è stato fin dalla Guerra d’Indipendenza nel 1948 un valoroso soldato e negli ultimi anni della sua vita un militante per la pace coi palestinesi. Nessuno può dimenticare che si deve a Sharon l’evacuazione unilaterale di circa 10mila coloni ebrei e delle truppe israeliane dalla striscia di Gaza. Oggi un milione e mezzo di palestinesi sono autonomi, anche se tale autonomia non li ha portati alla calma nei confronti di Israele. Nel campo politico la creazione di Sharon, il partito Kadima, è quasi scomparso passando dai 40 seggi di allora ai 2 di oggi.
Amici e avversari politici sono concordi nel ricordare Sharon come un grande uomo politico che anche dopo la sua scomparsa potrebbe indicare la strada giusta ai suoi successori.
Mi sia permesso un ricordo personale. Ho conosciuto Arik Sharon z”l quando egli era Ministro dell`Industria e io ero preposto alle questioni economiche al Ministero degli Esteri. La sua stima per i diplomatici era molto scarsa, ma cominciò a migliorare quando gli parlai delle pecore di razza Awassi. Sharon le allevava nella sua fattoria poco lontana dal kibbutz Ruhama, dove ero stato una decina di anni. Gli raccontai quanto avevo appreso all`Istituto Volcani sulla possibilità di far avere a quelle pecore, dei gemelli. Fu molto sorpreso di parlare con un diplomatico che capiva qualcosa sulle pecore.
Nel 1985 lo accompagnai in un periplo europeo e in Francia stavamo per incontrare la signora Edith Cresson, ministro del Commercio Estero. Prima dell`incontro impiegai circa un`ora in albergo per spiegare a Sharon le questioni doganali che sorgevano con la costituzione del Mercato Comune Europeo. Ascoltò con attenzione e condusse la delegazione israeliana dalla signora ministro. Sharon iniziò la conversazione e dopo qualche minuto disse con franchezza: “Passo la parola a Minerbi, che conosce bene queste questioni”. A quanto pare le mie spiegazioni non lo avevano convinto.
Sergio Minerbi, diplomatico
(12 gennaio 2014)