Identità: Shmuel Hugo Bergmann

bergmannNel 1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa significa essere ebreo?” – scaricabile dai siti www.proedieditore.it e www.hansjonas.it – ha messo in luce per la prima volta in Italia quella discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le loro risposte.

Shmuel Hugo Bergmann (1883-1975)

Nato in Cecoslovacchia, studia filosofia a Praga e, nel 1903, inizia a pubblicare articoli sul sionismo. È influenzato da Martin Buber, Aaron David Gordon e Achad Haam e nel 1920 immigra in Palestina. È stato dirigente del movimento Hashomer Hatzair e tra i fondatori della Confederazione dei sindacati (Histadrut). Partecipa anche alla fondazione dell’Università ebraica di Gerusalemme (1928) in cui è nominato professore di filosofia nel 1935 e di cui sarà rettore dal 1936 al 1938. Bergmann è stato attivo anche nel movimento Brit Shalom (organizzazione che operava per una pacifica coesistenza con gli
arabi). Ha ricevuto due volte il premio di Israele (1954 e 1974).

Signore,
È con timore e con fervore che mi accingo a rispondere alla Sua lettera del 13
cheshvan 5719. Credo che il popolo ebraico possegga un carattere sacro che gli
è peculiare, che sia un “popolo sacro” in cui l’aspetto nazionale e quello religioso
si identificano. L’atto di procreazione, in tedesco per assonanza (Zeugung),11 tra gli
ebrei, diversamente dalle altre religioni, viene prima della convinzione (Überzeugung),
e perciò accetto e capisco l’opinione degli ultraortodossi in merito a qualsiasi tentativo
di cambiamento in materia.
Non posso però ignorare la situazione storica in cui ci troviamo in questo Paese,
in seguito alla fondazione dello Stato ebraico laico e dell’afflusso di immigranti che
sono stati separati dalla base storico-religiosa della nostra esistenza. Capisco che
per la situazione che si è creata il governo abbia deciso “che sarebbe stata registrata
come “ebrea” ogni persona che dichiarava in buona fede di essere ebrea e di non
appartenere a nessun’altra religione”. Ma così facendo è nato un concetto di ebreo
che non corrisponde affatto alla nozione di ebreo secondo la Halakhah. Nel linguaggio
della logica: sono nati due concetti di ebreo cui, per equivoco, è stato dato
lo stesso nome. Per non farci delle illusioni, dobbiamo distinguere i due concetti:
ebreo secondo la Halakhah ed ebreo sulla base di una dichiarazione. I due concetti
non coincidono. Al contrario: ci sono ebrei sulla base di una dichiarazione che non
sono ebrei secondo la Halakhah, ma ci sono anche ebrei secondo la Halakhah che
non sono ebrei sulla base di una dichiarazione. Edith Stein, per esempio, religiosa
morta in deportazione, era nata in una famiglia ebraica di Breslau e secondo le
leggi dell’ebraismo è rimasta ebrea ed è morta ebrea; ma secondo la decisione del
governo non era ebrea perché apparteneva a un’altra religione.
Dopo la citata decisione del governo, dobbiamo perciò accettare il fatto che ci
sono due concetti di ebreo e che lo Stato di Israele si fonda su basi che la Halakhah
non può accettare. Non abbiamo il diritto di nasconderci questa contraddizione
tragica e abbiamo il dovere di aspettare il giudizio della storia che dimostrerà se il
popolo di Israele vuole restare fedele ai suoi principi ebraici o se vuole assomigliare
a tutti gli altri popoli. Nessuna formulazione equivoca potrà porvi rimedio. Dob-
11. Secondo Franz Rosenzweig (nota che si trova nell’originale).
Dobbiamo affrontare coraggiosamente la situazione tragica quale essa è.
In merito al quesito concreto che mi è stato posto, relativo all’iscrizione allo stato
civile dei figli di matrimoni misti, vedo due possibilità:
1. Iscrivere questi figli come “ebrei-secondo-la-dichiarazione-dei-genitori”, sul
modello degli adulti.
2. Rinunciare del tutto alla registrazione della religione. Tra gli argomenti che Lei
evoca nella Sua lettera, ne trovo alcuni che giustificano il fatto che sia menzionata la
nazione dei cittadini ma non ne trovo nessuno che sia così convincente da giustificare
la registrazione della religione. Per questa ragione, mi sembra che la soluzione
migliore sia rinunciare alla menzione della religione. Sarà compito delle autorità
religiose tenere i propri registri secondo le esigenze della Halakhah, ma non è
competenza dello Stato che è laico e che le necessità laiche obbligano – come per
esempio nel caso dell’iscrizione degli adulti sulla base di una loro dichiarazione – a
seguire una strada diversa da quella della Halakhah.
Possiamo soltanto sperare che questa situazione in cui abbiamo due autorità – l’una
laica e l’altra religiosa – sia transitoria e che la dinamica, sia della Halakhah che
dei concetti laici, le conducano, in futuro, a esserne una soltanto.
Porgo i miei più distinti saluti.

Shmuel Hugo Bergmann