“Grande artista, laico profondamente ebreo”
“Arnoldo Foà è stato un uomo totalmente libero e ha saputo conciliare la sua libertà con una piena consapevolezza della propria identità ebraica. Era un ebreo laico, profondamente legato alla comunità ebraica italiana e allo Stato di Israele come ha dimostrato la sua partecipazione a diverse iniziative”. Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel rendere omaggio alla figura di Arnoldo Foà nel corso della camera ardente allestita ieri in Campidoglio. Una cerimonia solenne, un ultimo commosso saluto inframmezzato da momenti di leggerezza quando, ad essere riproposti, sono stati gli sketch e le tappe più significative di una carriera straordinaria.
Grande l’emozione di tutti i partecipanti, in particolare del sindaco Ignazio Marino e dei suoi predecessori Walter Veltroni e Francesco Rutelli. Al fianco dei familiari di Foà, della vedova Anna Procaccini e delle figlie, migliaia di romani ritrovatisi in Sala Promoteca dal primo mattino. Centrale, in molte narrazioni, il rapporto di Foà con l’identità ebraica. Un aspetto sviluppato in particolare dal presidente dell’Unione, legato da un affetto che ha radici nella prima gioventù e che è centrato sull’amicizia nata tra il padre Osvaldo e l’artista quando – nei primi anni Cinquanta – erano soliti ritrovarsi allo stesso barbiere di via del Corso. “Appuntamenti di cui conservo un ricordo nitido a distanza di anni”, ha spiegato Gattegna.
“Dalla figura di Arnoldo Foà, dai suoi comportamenti ma anche dalla sua straordinaria produzione artistica – ha quindi affermato – arriva un grande e attuale messaggio, quello del rispetto della libertà religiosa di ogni singolo individuo. Un valore imprescindibile da difendere nella costruzione di un futuro che permetta la pacifica coesistenza e la crescita in armonia tra persone di diversa estrazione e nazionalità”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(14 gennaio 2014)