sostegno…
Solitamente si innalzano le mani in segno di esultanza dopo aver vinto una battaglia difficile o dopo aver superato una prova ardua. Nella guerra contro Amalèk, il nemico metastorico del popolo ebraico, avviene il contrario. È la fiducia nell’Eterno che, grazie all’innalzamento delle mani di Moshè, segna la sconfitta di Amalèk, paradigma di chi, in ogni generazione, tenta in tutti i modi di “farci cadere le braccia..”. Ma in questo singolare conflitto le mani di Moshè hanno bisogno di un sostegno, tanto è vero che Aròn e Chur prendono una pietra ponendola a sostegno delle braccia di Moshè (Shemòt, 17; 11-12). Le mani di un Maestro e di una guida, anche della grandezza e della statura di Moshè, non sono sufficienti, da sole, a respingere la fratture che Amalèk porta con sé. Sono necessari la collaborazione e lo sforzo di tutti.
Roberto Della Rocca, rabbino
(14 gennaio 2014)