…Sharon

Pochi giorni fa Gigi Riva scriveva sull’Espresso (11 gennaio): “Per capire l’ultimo Ariel Sharon (ce ne sono stati tanti) bisogna riandare alla sera del 28 gennaio 2003. Quando in Israele vengono resi noti i risultati delle elezioni. Il suo partito di destra, il Likud, ha stravinto, i militanti festeggiano. Ma lui è chiuso nella sua stanza e fa due telefonate. Una al demografo di origine italiana Sergio Della Pergola. L’altra al professore di geografia Arnon Soffer, detto “il conta-arabi”. A entrambi dice: “Portatemi le mappe”. Non c’è bisogno di ulteriori spiegazioni: i due (suoi consiglieri da tempo) sanno cosa significa… Con Della Pergola e Soffer studia “le mappe”. Da dove ritirarsi, dove restare, quali zone di Israele dove vivono i palestinesi scambiare con le colonie “irrinunciabili”, quelle più a ridosso della “linea verde” del 1967. Il primo passo è il ritiro da Gaza, annunciato nel febbraio del 2004, attuato nell’agosto del 2005”. È bene che si sappia: Gigi Riva rappresenta il più infimo livello di giornalismo, che non controlla le fonti, che non sa quello che dice, che falsifica la storia, che oltre a tutto in un rozzo italiano esprime viscerali sentimenti di odio. Per mettere le cose in chiaro, il 28 gennaio 2003 mi trovavo al Centre for Hebrew and Jewish Studies dell’Università di Oxford per un semestre sabbatico. A causa della mia assenza da Israele non avevo nemmeno potuto votare alle elezioni per il rinnovo della Knesset. Nessuna telefonata da Ariel Sharon, nessuna convocazione col collega Arnon Soffer, nessuno studio delle “mappe”. Suo consigliere da tempo? Nel gennaio 2003 non avevo ancora incontrato Ariel Sharon a tu per tu. È solamente in seguito, nel 2005, che sarebbe avvenuto il primo dei nostri incontri (di cui parlo nel numero di febbraio di Pagine Ebraiche). E in quelle occasioni le questioni del rapporto fra demografia e politica furono ampiamente discusse. La discussione degli equilibri demografici, delle identità culturali e delle soluzioni politiche ai problemi del conflitto in Medio Oriente è non solo legittima, ma doverosa per chi voglia contribuire al processo di pace. Il ben più rapido accrescimento demografico dei palestinesi rispetto agli ebrei in Israele e nei territori altera gli equilibri esistenti e allontana la prospettiva di uno stato d’Israele ebraico e democratico. La problematica demografica, con minori variazioni, è valida oggi esattamente come lo era dieci anni fa. Gli spostamenti di confini territoriali fra stati sono avvenuti infinite volte in Europa al termine di conflitti armati, e hanno coinvolto ripetutamente anche l’Italia. Ma per ignoranti e ciarlatani Israele sbaglia se vuole tenere i territori, e sbaglia se vuole restituire i territori. E allora è bello inventare le notizie.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(16 gennaio 2014)