Voci a confronto
Con il Giorno della Memoria tornano ad aprirsi al pubblico le porte del Memoriale della Shoah di Milano. Ieri la conferenza stampa: a fare il punto sui lavori che interessano la struttura è stato il vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah e vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach. “Mancano – ha spiegato – due milioni e seicentomila euro e dieci mesi di lavori, necessari per realizzare la Biblioteca multimediale” (Paola D’Amico sul Corriere della sera).
Giornata del dialogo ebraico-cristiano: numerosi gli appuntamenti in tutta Italia con filo conduttore il comandamento “Non ruberai”. A firmare la presentazione del sussidio Cei anche il presidente uscente dell’Assemblea rabbinica italiana Elia Richetti. “Il comandamento al centro della Giornata – scrive il rav – insegna a vedere nell’altro l’immagine di se stessi fino, quasi, a rendersi conto che l’altro non esiste” (Avvenire).
Sul fronte del dialogo interreligioso da leggere l’intervista di Silvia Guidi ad Abraham Skorka che appare oggi sull’Osservatore Romano. Il rabbino conservative, che accompagnerà Bergoglio in Israele, ripercorre le tappe della sua amicizia con il papa e lancia un messaggio di coesione. “In questa epoca così priva di valori, in cui si pensa che sia lecito tutto quello che viene in mente, c’è bisogno di purezza. L’uomo – afferma – può e deve avere una direzione. Ed ebrei e cattolici, insieme, dobbiamo collaborare, soccorrere l’uomo che soffre e soprattutto guardare avanti”.
Esce nelle librerie il provocatorio pamphlet Contro il Giorno della Memoria (Add editore) di Elena Loewenthal. La Stampa anticipa oggi uno stralcio del brano conclusivo del volume. “Il Giorno della Memoria – scrive Loewenthal – sta dimostrando, purtroppo, che la Memoria non porta necessariamente un segno positivo, non è utile o benefica di per sé. Può rivoltarsi e diventare velenosa. Scatenare il peggio invece di una presa di coscienza. Come aiuta molti a capire, come fa opera istruttiva, così il Giorno della Memoria è diventato il pretesto per sfogare il peggio, per riaccanirsi contro quelle vittime, per dimostrare che sapere non rende necessariamente migliori”.
“Il razzismo ipocrita della Lega non è dissimile, nelle sue modalità espressive, dall’antisemitismo del comico francese Dieudonné. Fermiamoli finché siamo in tempo”. È quanto scrive su Repubblica Gad Lerner relativamente agli ultimi episodi a sfondo razziale che hanno interessato il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge.
Sul Fatto Quotidiano, interpellato da un lettore, Furio Colombo si interroga sulla vicenda Dieudonné e sull’opportunità di metterne a tacere i peggiori istinti razzisti e antisemiti. “Nessuno – riflette – deve tacere sullo scandalo Dieudonné né in Francia né in Europa. Bisognerà rivedere e respingere l’idea che il Dipartimento di Stato, annoiato dai rapporti sull’antisemitismo, esprimeva all’ambasciatore americano a Berlino nel 1934: ‘Non si preoccupi, passa’. Noi sappiamo che non passa, e che alla prima occasione peggiora e diventa malattia infettiva”. Urge quindi una medicina preventiva, visto che la brutale vaccinazione del 1945 “sembra avere esaurito su molti il suo effetto”.
Sull’Osservatore Romano Anna Foa presenta il volume Odessa (ed. Einaudi) di Charles King. Un viaggio di due secoli in una città relativamente giovane ma ricca comunque di passato, storia, cultura. Un capitolo specifico è dedicato alle vicende della locale comunità ebraica dal primo insediamento fino alla Shoah e alle responsabilità delle truppe rumene, alleate della Germania, nella macchina del genocidio.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(16 gennaio 2014)