Tea for two – Noi
A volte scrivere tea for two mi imbarazza. Stavo placidamente lavando i capelli, momento cult della sessione domenicale, quando, imbracciando il phon, sono diventata vitrea: dovevo scrivere la rubrica del lunedì. Cavolo. Questa impasse si appropria di me in due momenti ben precisi; quando succede una tragedia mondiale o quando c’è un clima teso nella vita dell’ebraismo italiano. Inizio quindi a domandarmi: “Ma davvero, che senso ha che mi metta a scrivere di trini e merletti mentre tutti lanciano improperi a tutti? Mentre su facebook volano piatti?”. La realtà è un po’ diversa. La realtà è che io di questo ebraismo italiano sfilacciato non so proprio farne a meno. E sono perfettamente consapevole che, se nel salotto di casa mia mi infurio e dico che mi vergogno, oltre la soglia divento una leonessa. Siamo un disastro, abbiamo molto da imparare, ma siamo Noi. E grazie a questo ‘Noi’, lo Shabbat che stavo rischiando di passare sola e in pigiama, è diventato una meravigliosa cena con due amici di salvataggio. Abbiamo rispettato tutti i crismi: plata rovente, polpette, chiacchiere fluenti. Li guardavo amorevoli mentre si imbarcavano in dettagliate dissertazioni incomprensibili su Apple, Google, Android e ho pensato che alla fine questo benedetto ebraismo italiano disordinato ed ogni tanto ‘indemoniato’ non è da buttare.
Rachel Silvera, studentessa-stagista
(20 gennaio 2014)