Da Marzabotto a Sant’Anna, le stragi italiane
Conoscere e comprendere il significato delle parole è il percorso per costruire una memoria solida, consapevole, viva. E per coltivare la Memoria è necessario partire dalle basi e spiegare ai giovani cosa significa Shoah. “Il vocabolo significa catastrofe”, ha spiegato lo storico Michele Sarfatti agli studenti presenti in occasione della tavola rotonda promossa dal Comitato di Coordinamento per le Celebrazioni in Ricordo della Shoah della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e organizzata in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Una catastrofe unica e senza precedenti nella storia di cui ieri, nel corso dell’incontro dal titolo “Le deportazioni degli ebrei e le stragi naziste contro civili in Italia: una riflessione nel settantesimo anniversario”, aperto dalle parole del sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri, Filippo Patroni Griffi e del presidente UCEI Renzo Gattegna, hanno dato un quadro gli storici Sara Berger, Lutz Klinkhammer, Iael Orvieto, Liliana Picciotto e Michele Sarfatti. A moderare gli interventi, Victor Magiar, delegato UCEI per la Memoria della Shoah.
“Siamo impegnati come Presidenza del Consiglio assieme all’UCEI per portare avanti un percorso culturale sulla Shoah e sugli insegnamenti che ne dobbiamo trarre”, ha affermato in apertura Patroni Griffi che ha parlato di sopraffazione dell’uomo sull’uomo e di sonno della ragione in riferimento al genocidio compiuto dal nazifascismo. Per poi sottolineare come la Memoria del passato sia necessaria per costruire il futuro e ne è dimostrazione il fatto che ancora oggi nessun paese è al riparo dalle discriminazioni. Il sottosegretario cita il caso del ministro Cecile Kyenge su cui è “esplosa una cultura maschilista e discriminatoria, purtroppo anche in chi ricopre cariche istituzionali”. Mantenere viva la Memoria è uno strumento necessario per costruire una società fondata sul rispetto dei valori enunciati nella Costituzione, sul rispetto dell’altro e di colui che porta con sé istanze diverse dalle proprie, ha spiegato Patroni Griffi.
Nel 70esimo anniversario delle deportazioni degli ebrei e delle stragi naziste contro i civili in Italia il presidente UCEI Gattegna ha voluto riportare la testimonianza della tragica esperienza di rav Elio Toaff, rabbino emerito di Roma che vide con i propri occhi l’orrore messo in atto nel comune di Sant’Anna di Stazzema: “Su Sant’Anna era calato subito un silenzio impalpabile, una rimozione di quell’orribile mattina. Per tanti anni – ha ricordato in un’intervista al Corriere della sera – mi sono chiesto perché. E ho cercato di dare un senso a tutta quella ferocia che mi venne incontro in quel caldo mattino d’estate. La prima casa che trovammo era alla Vaccareccia: fumava ancora. Dentro c’erano i corpi di un centinaio di persone, in maggioranza donne e bambini. Le Ss, quattro colonne da 100 uomini ciascuna di quella stessa XVI divisione che ha agito poi a Marzabotto, li avevano chiusi lì dentro, poi avevano dato fuoco alla paglia e avevano gettato dentro delle bombe. Vedemmo un ammasso irriconoscibile. Più avanti c’era un’altra casa, con la porta spalancata. Entrai e ho ancora difficoltà a raccontare… C’era una donna, seduta di spalle, di fronte a un tavolo. Per un attimo pensai che fosse viva. Ma, appena avanzai, vidi che aveva il ventre squarciato da un colpo di baionetta. Era una donna incinta e sul tavolo giaceva il frutto del suo grembo. Avevano tirato un colpo d’arma da fuoco anche in testa a quel povero bimbo non ancora nato”.
Come è stato possibile? La Shoah, la catastrofe, è stato uno sterminio unico nella storia, unico per “odio, indifferenza, tecnologia utilizzata, ideologia, capacità manageriale, sfruttamento del valore delle persone a cui quel valore fu tolto”, spiega Sarfatti, direttore del Cdec di Milano. In questo genocidio, sottolinea lo storico, convivono insieme modernità e atavicità, con la distruzione sistematica degli ebrei attraverso la macchina dei campi di concentramento così come con l’assassinio di migliaia di persone nelle città e nelle foreste. “Gli arresti, le deportazioni, le stragi degli ebrei in Italia” è stato il titolo attorno a cui è ruotato l’intervento di Liliana Picciotto, consigliere UCEI nonché ricercatrice e storica del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano Liliana Picciotto su “Gli arresti, le deportazioni, le stragi degli ebrei in Italia”. Una puntuale ricostruzioni delle ferite che hanno sconvolto la Penisola nell’arco della Seconda Guerra Mondiale, tra cui alcuni episodi tanto drammatici quanto forse poco conosciuti come l’eccidio di Forlì o la strage dell’hotel Meina, sul Lago Maggiore dove, come ha ricordato Picciotto, sedici ebrei furono uccisi dai nazisti e gettati con zavorre in acqua.
Su “Le deportazioni ad Auschwitz-Birkenau” e sulle questioni processuali legate alle responsabilità dei nazisti e al comportamento delle autorità nel dopoguerra si è soffermata la ricercatrice della Fondazione Museo della Shoah di Roma Sara Berger. Lo storico dell’Istituto Storico Germanico di Roma Lutz Klinkhammer ha parlato dele stragi di civili in Italia, fornendo un quadro della situazione mentre la Memoria italiana della Shoah si è intrecciata con il legame ebraico con Israele nell’intervento della storica del Museo Yad Vashem di Gerusalemme Iael Orvieto su “La memoria della Shoah italiana in Israele”.
Daniel Reichel
(23 gennaio 2014)