…solidarietà
Fra le numerose dimostrazioni di civiltà che Israele esprime, credo vada segnalato il lavoro dell’associazione no-profit IsraAid. Nata nel 2001, ha effettuato interventi umanitari in numerosi paesi e finanzia alcuni progetti continuativi ad Haiti, in Kenia, nel Sudan e altrove. Fra le sue azioni spicca per il grande significato politico l’aiuto profuso in generi alimentari e beni di prima necessità distribuiti ai rifugiati scampati al conflitto siriano e attualmente raccolti nei campi profughi della Giordania. Trovo che la capacità israeliana di mettere a disposizione il proprio know-how organizzativo, risorse economiche e supporti tecnici e operativi in Medio Oriente dovrebbe essere uno dei più efficaci biglietti da visita per potersi affermare come partner credibile e utile in un futuro – speriamo non lontano – di pacificazione dell’intera area. Continuare a porre l’accento sulle situazioni di conflitto dà oggettivamente forza e voce agli estremismi di ogni genere, con inevitabili riflessi sulle dinamiche di convivenza. Dare invece spazio a esperienze come quella di IsraAid credo possa contribuire in concreto a mostrare agli uomini e alle donne del Medio Oriente che altri percorsi sono possibili e percorribili. IsraAid gode dell’appoggio economico di molte istituzioni, fra cui numerose federazioni di comunità ebraiche statunitensi e canadesi. Forse – suggerisco – destinare anche una minima parte dei fondi che l’UCEI utilizza in doverosi aiuti umanitari per supportare azioni come questa, costituirebbe un contributo magari minimo ma significativo che gli ebrei italiani potrebbero dare per assicurare a Israele un futuro di pace e di convivenza con il turbolento vicinato. Di sicuro sarebbe un intervento più efficace delle recenti, illeggibili risse cui si è assistito sui socialnetwork.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(24 gennaio 2014)