Accadde domani – Fratelli d’Italia

Il palpitare della Memoria, il suono struggente dei violini sopravvissuti alla Shoah, l’incontro fra molti grandi esecutori, la musica più alta. Tutto contemporaneamente sembrava convergere verso un vertice inarrivabile, e se c’erano note che in questi tempi di scetticismo e di crisi dei valori nazionali correvano il rischio di spegnersi nel vuoto, erano proprio quelle dell’Inno di Mameli. Aprendo il fiume in piena di emozioni che ha reso la serata indimenticabile, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha recato le parole affidategli dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Gli orchestrali erano già al loro posto e attendevano solo un segno del direttore Yoel Levi. Quando quell’attimo di silenzio si è frantumato – tutto il pubblico, commosso, in piedi – la prima nota era quella dell’Inno nazionale. Deriso, vilipeso, trascinato stancamente come un atto dovuto e non sentito, sminuito da quella caduta del senso civico e del sentimento di coesione nazionale (lo stesso male che impedisce all’Italia di fare correttamente i conti con il proprio passato), erano anni che non si vedeva un momento di così alta commozione, di così sincera unità nei sentimenti, intonando il canto della Nazione. Forse solo l’autorevole bacchetta di un Maestro israeliano, forse solo i bimillenari, ardui percorsi degli ebrei italiani che non hanno mai smesso di battersi in prima fila per un’Italia migliore, forse solo i valori eterni della Memoria, potevano fare il miracolo.
Di fronte alla somma musica che ne è seguita, questa modesta composizione del nostro Risorgimento nazionale per una volta non è stata travolta, ha brillato come un faro nella notte delle incertezze e delle tempeste.
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta. Un grande onore e un immenso onere, quello di offrire a tutti l’esempio migliore e di condividere i valori presi in consegna dalle generazioni del dolore e del riscatto, per tutti gli ebrei italiani.

gv

(28 gennaio 2014)