Periscopio – Coscienza civile
La Giornata della Memoria, come ogni anno, ripropone sempre – e in modo sempre nuovo – vecchie e nuove domande. Serve effettivamente, e in che misura, a mantenere desta la coscienza civile, a onorare la memoria delle vittime, a educare le giovani generazioni ai valori della libertà, della fratellanza, del rispetto delle differenze, del ripudio di ogni forma di violenza, sopraffazione, intolleranza, discriminazione, razzismo, antisemitismo? Esistono davvero, e in che misura, i rischi di retorica, ritualizzazione, imbalsamazione, assuefazione? In che misura essa può rivelarsi addirittura controproducente, può fungere da catalizzatore della propaganda dell’odio, da ‘richiamo della foresta’, chiamata a raccolta del grottesco bestiario degli speditori di teste di maiale?
I rischi, a mio avviso, esistono tutti, ed è bene esserne pienamente avvertiti. Va pienamente rispettata l’opinione di chi preferirebbe addirittura sopprimere la manifestazione, in nome del rispetto dei morti, dell’esigenza di metterli al riparo da una rinnovata violenza. Se sulla tomba di un nostro amato congiunto molti, tanti si recassero sempre a deporre dei fiori, ma qualcuno (anche una sola persona) andasse regolarmente per deturparla con scritte ingiuriose, sarebbe lecito, giusto trasferire il sepolcro in una località nascosta, annullando così ogni forma di pellegrinaggio, le tante visite di omaggio e le poche di profanazione? Giusto, non si sa, lecito certamente sì, e la decisone spetterebbe unicamente agli eredi, ai depositari e custodi della memoria del defunto. Ma chi sono, nel caso della Shoah, gli eredi delle vittime, i custodi della loro memoria? Il popolo ebraico, o l’umanità tutta? O, forse, nessuno, solo il silenzio?
Come osservatore (e, in piccolissima misura, promotore) delle manifestazioni organizzate in Campania per questa edizione, non posso però non formulare un giudizio complessivo altamente positivo. Innumerevoli iniziative, prese in tutte le città della regione, organizzate coralmente da tante istituzioni pubbliche, comunità religiose, istituti di cultura, scuole di ogni ordine e grado, Università, con testimonianze, conferenze, dibattiti, concerti, proiezioni cinematografiche, rappresentazioni teatrali, nell’arco di diversi mesi – ormai la Giornata si è andata grandemente dilatando nel tempo – danno l’idea di un forte desiderio di partecipazione, conoscenza, approfondimento. Negli occhi di tanti studenti, di diversa età, raccolti ad ascoltare, sentire, vedere, non ho visto noia, ma tanta curiosità, voglia di capire, di essere presenti. La mia impressione è che, in un generale panorama di desolazione, solitudine, indifferenza, incertezza, la Giornata della Memoria abbia assunto la nuova funzione dell’unico spazio civile nel quale tutti possano ritrovarsi insieme, a interrogarsi sul senso della comune appartenenza alla famiglia umana, sul significato dell’essere uomini. Un’interrogazione che, scaturita dal nero abisso di ciò che è stato, cerca, con fatica, qualche ipotesi di risposta, qualche possibile, nuovo sentiero da percorrere.
Francesco Lucrezi, storico
(29 gennaio 2014)