Santuario…

Il problema principale di questa Parashà è il ruolo che deve rivestire il Santuario. Può esistere per l’Ebraismo una “casa di D.o”, un luogo nel quale Egli realmente risiede? Il Midràsh racconta che quando Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ ha ordinato a Moshè di far costruire il Mishkàn, il Tabernacolo mobile, dicendogli “Fammi un Mishkàn perché desidero essere presente presso i Miei figli”, gli angeli hanno obiettato: “Padrone del mondo, perché scendi nel mondo inferiore? La Tua lode è nell’essere nei cieli!”. A ciò Egli rispose: “Vi giuro che farò come avete detto voi, ma avete sbagliato una cosa: la Mia lode è che Io riempio il mondo!”. Questo Midràsh – come tutti, del resto – merita più di qualche approfondimento. Innanzitutto, notiamo che è espressamente affermato che D.o non risiede realmente nel Beth Ha-Miqdàsh, che è quindi solo un simulacro (ma se è così, che scopo ha?), tant’è vero che dichiara di concordare con la richiesta degli angeli. Tuttavia c’è un aspetto che forse sfugge ad una prima vista, ed è l’errore degli angeli stessi. Esistono effettivamente anche diverse persone che pensano che Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ sia talmente santo ed elevato che non può essere degno di Lui occuparSi di questo mondo inferiore ed infimo. In realtà, chi pensa ciò non solo non dà a D.o l’onore che Gli spetta, bensì al contrario Lo sminuisce e Lo limita. Difatti perfino i mondi superiori sono in realtà nulla di fronte alla Sua grandezza, e quindi anche il Suo far percepire la Sua presenza nei mondi superiori è comunque una “discesa”, una diminuzione; pertanto se Se ne occupa, e ciò affinché si percepisca la Sua esistenza e la Sua immanenza, non vi è differenza fra mondi superiori e mondi inferiori. La risposta di Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ agli angeli: “Farò come avete detto voi” significa quindi che anche se scende in questo mondo non lascia i mondi superiori, perché Egli riempie insieme mondi inferiori, superiori ed ancora oltre. Ciò è anche affermato nel Salmo 113: “Chi è come il Signore nostro D.o, che S’innalza nel risiedere, e Si umilia nel vedere in cielo ed in terra?”: Egli è talmente elevato che perfino “vedere in cielo” è per Lui un abbassarSi. Ne consegue che il Santuario è, sì, un simulacro, perché rappresenta il non rappresentabile, ossia il luogo in cui Egli risiede; ma non è un simulacro vuoto, perché in ogni caso Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ Si rende percepibile dall’uomo abbassandoSi fino al Santuario, senza peraltro abbandonare i mondi superiori. Il Mishkàn, e più tardi il Beth Ha-Miqdàsh, è effettivamente il luogo dal quale D.o Si rende percepibile a noi; e quindi non risiede in esso, ma in noi, come dice la Parashà di questa settimana: “We-‘àssu Li miqdàsh, we-shakhantì ve-thokhàm”, “Essi Mi faranno un Santuario, ed Io dimorerò dentro di loro”; osserviamo: non dentro di esso, ma dentro di loro. In altre parole, D.o è percepibile da parte nostra, dentro di noi, quando noi facciamo per Lui un Santuario, cioè quando realizziamo qualcosa di sacro, quando in mezzo a noi c’è una realtà di sacralità. Oggi, questa realtà di sacralità è nell’osservanza delle Mitzwòth; questo è il Santuario che è dentro di noi, e tramite esso la Presenza divina diventa percepibile in questo mondo.

Elia Richetti, rabbino

(30 gennaio 2014)