Educazione alla Memoria
Anche quest’anno sono state organizzate numerose e interessanti iniziative per il Giorno della Memoria e anche quest’anno provo sentimenti contrastanti. Da un lato, ovviamente, questa è una ricorrenza importante, va tutelata e valorizzata; dall’altro, tuttavia, a prescindere dagli sforzi ammirevoli di chi presta le sue energie alle varie iniziative, questa commemorazione isolata assume sempre più le caratteristiche di un atto retorico. Ho la sensazione che si tratti di un rito che è superfluo per chi la memoria ce l’ha e che, per molti altri, serva solo ad anestetizzare la cattiva coscienza, a “mettersi il cuore in pace”. L’oblio, come pure l’antisemitismo e il razzismo, si contrastano solo con un continuativo e capillare lavoro di riflessione storica e con una precoce, ma sempre aggiornata autoanalisi. Questo lavoro dovrebbe farlo il sistema di istruzione nazionale, appoggiandosi a insegnanti preparati e motivati, capaci di mostrare ai ragazzi che, dietro la supposta superiorità culturale della civiltà europea occidentale, si nascondono non solo degli scheletri, ma anche dei mostri in buona salute. La compattezza politica per questo impegno scolastico l’Italia non l’ha mai avuta e non l’ha neppure oggi. Cosa possiamo fare, in alternativa, per aiutare chi ci circonda a rimuovere quel “centro di gravità permanente” (cito il buon Battiato) che impedisce di “cambiare idea sulle cose e sulla gente”? Forse non molto. Da ragazza pensavo che fosse fondamentale diffondere assiduamente la letteratura e soprattutto il cinema, capace di suscitare empatia, riflessioni e senso di responsabilità. Ma da tempo mi sono ricreduta, perché nella ricezione della società mediatica, la Storia e le storie tendono troppo spesso a confondersi, senza lasciare spazio a un’indispensabile inquietudine interiore. Anni fa, mentre guardavo al cinema “Schindler’s list”, nella fila davanti a me sedeva una coppia di giovani benestanti, istruiti e ben vestiti. Lui teneva il braccio attorno alle spalle di lei, che singhiozzava teneramente e senza sosta. A un certo punto, con voce quasi seccata, lui dice alla ragazza: “Dai, ora basta, smettila di piangere, santo cielo, è solo un film!”.
Laura Salmon, slavista
(31 gennaio 2014)