…Ucraina
Il crescente successo che sta vivendo il partito “Svoboda” (=Libertà) nelle recenti vicende Ucraine non può che allarmare. Accreditato nel 2012 di un 10% di voti che gli ha permesso di ottenere ben 37 rappresentanti in Parlamento, il movimento è l’ultima propaggine storica di un nazionalismo rampante che è parte integrante della storia secolare dell’Ucraina e del suo rapporto conflittuale sia con il mondo russo, sia con la realtà europea. Le manifestazioni di contestazione che in queste settimane hanno caratterizzato le piazze di Kiev, con scontri e assalti ai centri del potere, sono state supportate operativamente e in parte infiltrate abusivamente da Svoboda, che ha cercato di affermare su di esse una sorta di leadership politica che rischia di inquinare definitivamente la spontaneità di proteste nate come antiautoritarie ed europeiste. In parallelo alle manifestazioni si è infatti registrato un improvviso picco di atti di violento antisemitismo che vengono fatti risalire dalla maggior parte degli osservatori (ad esempio l’inglese Guardian o il Jerusalem Post) proprio ad attivisti di questo partito. Uno studente di yeshivà accoltellato, un insegnante seguito fino a casa e massacrato di botte da un gruppo di teppisti. Solo episodi, si dirà; ma che si registrano in una terra che è stata centrale nella tragica dinamica dello sterminio. Non sono per nulla sicuro che le autorità europee abbiano veramente presenti le reali criticità di quanto sta accadendo in Ucraina. Certo, in gioco ci sono gli approvvigionamenti di gas naturale, i rapporti con la Russia, la delimitazione anche geografica di quel che pensiamo essere Europa. Ma l’unico atto concreto fin qui intrapreso dalle autorità europee per venire a capo della situazione è stato quello di inviare Catherine Ashton che non ha voluto far altro che esternare dichiarazioni di profonda preoccupazione per le violenze “da qualunque parte provengano” e incoraggiare il processo di riforme. Un cerchiobottismo fuori luogo e pericoloso, che evita (come spesso accade in Europa) di chiamare le cose con il loro nome e di condannarle con forza. Va detto (andrebbe detto) con estrema chiarezza che un partito come Svoboda non è in alcun modo accettabile come partner politico e va espulso dai tavoli di confronto. La sua chiara ispirazione (anche solo guardando il suo simbolo orgiginario, ora prudentemente abbandonato) al nazional-socialismo, fa di questo movimento un pericolo per il futuro della democrazia europea e un immediato pericolo per la comunità ebraica in Ucraina. Se non si esprime forte e chiaro questo concetto, anche a livello diplomatico, il giorno della memoria diventa un rituale inutile e svuotato di ogni significato reale.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(31 gennaio 2014)