giustizia…

Quando cerchiamo di dimostrare che la giustizia non si identifica con la nostra predilezione o disposizione, che essa non dipende dal nostro interesse e consenso, non dovremmo però commettere l’errore comune di confondere il rapporto tra l’uomo e la giustizia con il rapporto fra la giustizia e l’uomo. Infatti, benché sia vero che noi dovremmo seguire la giustizia per semplice amore di giustizia, essa stessa esiste per il bene dell’uomo.
Rabbi Antigono di Socho ricevette la tradizione da Shimon il giusto. Egli soleva dire: non siate come quei servi che servono il loro padrone allo scopo di ricevere un premio; ma siate invece come quei servi che non servono il loro padrone allo scopo di ricevere un premio: e che il timore del cielo sia sempre su di voi.”(Pirkeh Avot 1.3).
I nostri maestri affermano che la ricompensa per una Mitzvah è la Mitzvah stessa, perché essa provoca l’adempimento di un’altra, come è scritto: Una Mitzvah suscita un’altra Mitzvah, come il peccato suscita un altro peccato. (Pirqei Avoth 4, 2)
Kant e i suoi discepoli insegnarono che la morale consiste essenzialmente in una qualità assoluta della volontà, senza badare alle azioni che ne possono scaturire né ai fini che si possono raggiungere. Di conseguenza, il valore di un atto morale verrebbe determinato interamente dalla rettitudine della propria disposizione interiore. Nessun altro motivo acquisterebbe valore morale, al di fuori del senso del dovere.
Tuttavia, definire la giustizia come un valore da perseguire per se stesso vuol dire definire il motivo, invece che lo scopo. Il bene, a differenza del gioco, non viene mai fatto per se stesso, ma per uno scopo.
L’ebraismo mette l’accento sulla importanza delle azioni umane. Esso rifiuta di accettare il principio che, in tutte le circostanze, sia l’intenzione a determinare l’azione.
L’ebraismo ci esorta ad ascoltare non soltanto la voce della ragione e della coscienza, ma anche le norme di una legge eteronoma. Il bene non è un’idea astratta, ma un comandamento, e il significato ultimo del suo adempimento sta nel fatto che esso è una risposta a D-o.

Paolo Sciunnach, insegnante

(3 febbraio 2014)