La rete e l’ignoranza
Negli ultimi mesi numerose personalità, specie in ambiente giornalistico, hanno puntato il dito contro la rete, accusandola di essere sempre più spesso la causa principale dell’ignoranza e di un appiattimento della memoria. Sull’Espresso ne è nato un vero è proprio dibattito, che ha visto il confronto tra Umberto Eco ed Eugenio Scalfari. Eco considera internet come un fenomeno inevitabile che può funzionare da stimolo per le nuove generazioni sempre se usato in modo critico, Scalfari guarda al web esclusivamente come “malattia del secolo” che non può portare altrimenti che all’alienazione e al regresso di pensiero e parola scritta.
In accordo con Eco, lungi da pensare la rete e la tecnologia in generale, come panacea o con sconfinato amore, se non con fini strettamente utilitaristici di freddi e impersonali strumenti da cui ricavare e archiviare dati e informazioni (quella febbre d’archivio che Jacques Derrida ravvisava come thanatos), trovo che condannare il web come causa di ignoranza e incultura sia inappropriato ed eccessivo, come voler cercare forzatamente un capro espiatorio ad una condizione che è già profondamente umana. Internet non crea ignoranza, semmai mette a nudo, amplifica, e intensifica quella che è già presente in molti di noi e l’alienazione a cui potrebbe portare, non è altro che una delle tante vie di fuga che l’individuo ricerca e contrasta da millenni con diversi mezzi.
Piuttosto mi preoccuperei della generica incapacità dell’uomo moderno di fermarsi ed ascoltare, guardare oltre uno schermo ed al di là del proprio quotidiano, per cogliere tutto quello che è intorno a lui, dalle sue opere a ciò che si reputa ormai banale, accertato o consueto, come un tramonto, un arcobaleno, l’alternarsi delle stagioni in un bosco, il mare in tempesta, la bellezza dell’altro, il silenzio dell’immenso… niente di più insolito e frutto del miracolo della creazione. La colpa di questo allora, non va soltanto alle nuove tecnologie, ma anche – come è detto all’inizio del film lo Specchio di Andrej Tarkovsky – alla nostra agitazione e corsa costante contro il tempo, quella fretta imposta dai ritmo della contemporaneità, che “non lascia più tempo per pensare”.
Come è scritto nel Libro di Isaia 40.26 “Levate in alto i vostri occhi, e guardate: chi ha creato tutto questo…”. Troppo spesso, lo dimentichiamo.
Francesco Moises Bassano
(7 febbraio 2014)