Qui Milano – Una valigia di pensieri
Atmosfera famigliare ieri sera al Teatro Franco Parenti di Milano per la presentazione del libro di Haim Baharier “La valigia quasi vuota”, complici anche le dinamiche quasi da triangolo madre-padre-figlio rappresentate dal trio sul palco: la responsabile unica del teatro , Andrée Ruth Shammah, l’autore del libro Baharier e l’attore Filippo Timi. Mentre una materna Shammah teneva sorniona le fila del discorso, occupandosi allo stesso tempo di dirigere dal palco i tecnici in regia per luci e microfoni, Filippo Timi, reso ancora più fanciullesco del solito dall’evidente partecipazione all’emozione di Baharier, leggeva brani scelti dal libro.
Baharier, un basco parigino in testa, condivideva con il pubblico attento e raccolto alcuni momenti tragici e comici della sua infanzia segnata dall’incontro con Chouchani assieme alla sua personale interpretazione dell’insegnamento principale del misterioso Maestro vagabondo: la ritrosia, la modestia, la capacità di far spazio all’Altro.
Un’immagine suggestiva fra le molte evocate è quella di Mosè che, reticente ad accettare la missione divina di liberare il suo popol,o adduce a scusa la sua balbuzie. L’interpretazione di Baharier si rifà al midrash sull’infanzia di Mosè nel quale il bambino, essendo stato messo alla prova dal faraone per vedere se bramasse oro e potere, fu salvato in extremis da un angelo che gli spostò la mano sul piatto di carbone costringendolo poi a portarla alla bocca. Il suo difetto di parola deriverebbe da questo episodio.
Il vero contenuto della comunicazione di Mosè a D. è quindi: “Non mandare me, perché io sono colui che già a tre anni voleva usurpare il posto di Faraone: amo troppo il potere!”.
Miriam Camerini
(11 febbraio 2014)