Legge ebraica e informazione

rav Di SegniGrande successo questa mattina per il primo appuntamento del seminario organizzato dalla redazione del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche e del Portale dell’ebraismo italiano www.moked.it in collaborazione con il Collegio Rabbinico Italiano. L’intervento inaugurale della seconda edizione di “Legge ebraica e problemi dell’informazione”, tenuto dal rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, si è svolto presso la prestigiosa sede dell’Associazione Romana della Stampa, grazie alla collaborazione con Paolo Butturini, che ne è il segretario. Lo stesso Butturini, in apertura, dando il benvenuto ai giornalisti che affollavano la sala, ha sottolineato l’importanza di incontri che portino i professionisti dell’informazione a confrontarsi con posizioni e punti di vista spesso poco noti, che permettano uno sguardo “eccentrico”, ancorato su basi etiche e morali forti. Guido Vitale, direttore di Pagine Ebraiche e coordinatore dei dipartimenti informazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha spiegato come uno dei grossi problemi dell’ebraismo italiano, che la stampa ebraica e i giornalisti ebrei devono impegnarsi a correggere, non sia certo dato da un mancanza di visibilità. Sarebbe invece importante impegnarsi per fare giornali diversi che sappiano raccontare la minoranza ebraica italiana – che è presente sui media in maniera regolare e a volte eccessiva – in maniera più corrispondente alla realtà, senza quei problemi di percezione che invece a volte sono evidenti.
Il rabbino capo di Roma ha immediatamente conquistato la simpatia dei presenti ammettendo un poco di preoccupazione all’idea di proporre un ragionamento sul l’etica dell’informazione a coloro che dell’informazione sono professionisti e hanno leggi e codici deontologici in proposito. In una società in cui è grande la curiosità per i temi etici manca del tutto la consapevolezza che le diverse religioni non solo raramente hanno una visione univoca, ma possono avere posizioni non solo diverse, ma anche diametralmente opposte nei confronti dei grandi temi. Il pregiudizio teologico dovuto alla cultura e alla formazione di ognuno è capace di guidare l’analisi dei fatti ed è dunque necessario smontare ogni schema precostituito e partire da una informazione adeguata. Il rav ha ricordato ai presenti come per l’ebraismo, cultura dell’udito e non della vista, la parola abbia un grandissimo potere: le parole possono creare il mondo e possono distruggerlo, e il modo in cui vengono usate è fondamentale. Da un esempio biblico all’altro, passando dalla storia di Giuseppe a quella di Miriam per mostrare come già nella Torah si affrontino in maniera molto dettagliata alcuni problemi dell’informazione molto attuali, come la selezione delle informazioni, l’attenzione alla riservatezza, “parola italiana valida almeno quanto l’abusata versione inglese”, il rav ha saputo mostrare tutta l’attualità dell’ebraismo, in cui i diritti non sono trattata in maniera diretta, ma discendono dai divieti. Norme già presenti nella Torah, codificazioni successive, ragionamenti di grandi pensatori di tutte le epoche hanno costruito una grande mole di regole che hanno permesso di ragionare in maniera quanto mai attuale sulla diffamazione, su come sia importante sapere la finalità con cui si scrive, conoscere le proprie motivazioni, ed essere consapevoli che anche il modo in cui le notizie vengono divulgate, come, e quando ha un suo peso. Questioni importanti, su cui i professionisti dell’informazione non possono non soffermarsi, e che la tradizione ebraica può informare con punti di vista diversi, stimolando un ragionamento che percorre strade inconsuete e forse, per questo più stimolanti. I presenti in sala, fra cui il consigliere UCEI Anselmo Calò, molti rappresentanti delle principali testate italiane e diversi giovani, hanno colto l’occasione per rivolgere a rav Riccardo Di Segni numerose domande, partendo inequivocabilmente da come viene raccontata la questione mediorientale. Il rav ha fatto presente come esista uno evidente sbilanciamento dell’informazione, che riserva a Israele una attenzione spesso sproporzionata, ma ha poi risposto chiaramente che criticare il governo israeliano è un dovere, come lo è criticare qualsiasi altro governo. La critica deve però essere documentata, e la coscienza morale di ognuno deve essere coerente, e non portare a reagire in differente a seconda dell’argomento trattato. E, ha aggiunto con bonaria ironia il rav in chiusura, a volte sarebbe utile fare un po’ di psicoanalisi e ragionare sulla propria formazione intellettuale. La grande curiosità dei presenti ha trovato in rav Di Segni totale disponibilità ad affrontare gli argomenti più diversi, e non solo quell’etica dell’informazione che sarà il centro degli incontri previsti per oggi pomeriggio e per la giornata di domani, mostrando come sia grande la volontà di incontrarsi, confrontarsi e capirsi.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(18 febbraio 2014)