Il nome da cambiare

Nella prossima primavera verranno canonizzati due Papi che hanno dato un grandissimo contributo allo sviluppo del dialogo ebraico-cristiano: Giovanni XXIII e Giovani Paolo II. Dispiace quindi moltissimo che in un musical di Raffaele Avallone intitolatoWojtyla Generation Love Rock Musical al gruppo dei “Papaboys” si contrapponga un gruppo di individui che hanno fatto dell’apparire, della violenza, della droga e del potere il proprio idolo e che è sorprendentemente presentato come la “Band dei Farisei”.
Si rimane sbalorditi che tale spettacolo, che ha già riscosso tanto successo in Spagna – addirittura durante la Giornata mondiale della gioventù –, in Polonia e in prestigiosi teatri italiani, scelga i Farisei come negativi antagonisti dei “Papaboys” e ne proponga ancora una volta una visione distorta.
I Farisei sono gli esponenti della corrente più importante dell’ebraismo, che in un periodo di atrocità e di sterminio operati dalla dominazione romana nella Terra d’Israele (I e II sec.), è riuscita attraverso sforzi immani a preservare l’identità spirituale e culturale del popolo ebraico, salvandola dall’annientamento e offrendo tale ricchezza alle generazioni future.
Purtroppo sappiamo bene che l’atteggiamento di disprezzo e di condanna dei Farisei trova il suo supporto in vari passi del Nuovo Testamento e che per secoli è stato fatto proprio dalla predicazione e dalla catechesi. Ma è pur vero che a partire dal Concilio Vaticano II si è prodotto in seno alla Chiesa cattolica – e analogamente in altre Chiese – un cambiamento di tali posizioni, che, seppure lentamente, sta dando i suoi frutti. Per quale motivo dunque riproporre tale stereotipo negativo alle nuove generazioni?
Non ci pronunciamo in alcun modo sulla validità artistica dell’opera, ci limitiamo a invitare caldamente l’autore a scegliere un altro nome per la Band antagonista: l’impianto del musical rimarrebbe lo stesso, ma si eviterebbe così di diffondere nuovamente tematiche antigiudaiche che tanto male hanno procurato nei secoli passati, direttamente e indirettamente, agli ebrei e anche ai cristiani.

Gabriella Maestri, Marco Cassuto Morselli

(19 febbraio 2014)