Il divieto di adulazione

rav Somekh - Legge ebraica e informazioneNella vita quotidiana così come sui mezzi d’informazione, assistiamo spesso a celebrazioni di personaggi più o meno noti. E ascoltando onori e lodi, tanto più se sperticate, è inevitabile porsi delle domande sulla bontà di queste affermazioni. Non si nasconderà qualcosa dietro? A maggior ragione nel caso in cui i tributi vengano resi a chi contravviene regole sociali, quando non leggi. Una declinazione ebraica di questo problema si trova nella questione della Chanuppah, il divieto di adulare chi non lo merita. Sul suo significato e sulla sua possibile liceità si è soffermato rav Alberto Somekh, intervenendo al seminario “Etica ebraica e problemi dell’informazione” organizzato dalla redazione del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche e del Portale www.moked.it in collaborazione con il Collegio Rabbinico Italiano.
“Il divieto di lodare chi non merita – ha speigato il rav – ha lo scopo di evitare negli ascoltatori l’impressione che un comportamento in contrasto con la Halakhah sia accettabile, affinché la persona non diventi un role-model per la Comunità”. L’adulazione, in questi termini, non è tanto riferita al rapporto tra chi rende onore e l’onorato quanto all’influsso negativo sull’intera comunità di questo tipo di comportamento: l’esaltazione di chi trasgredisce potrebbe portare all’emulazione da parte di altri. Per l’ebraismo, Chanuppah è “dare qualcosa a qualcuno che non se la merita, per ottenere qualcos’altro in cambio”(Klì Yeqar a Be-midbar 35,33).
Il primo esempio portato da rav Somekh in merito alla Chanuppah è un richiamo del trattato Sotah della Mishnah, in riferimento al re Agrippa: “Nell’anno sabbatico, il re di Israele – spiega il rav – doveva leggere il libro di Devarim davanti a tutto il popolo, uomini, donne e bambini. Il re è l’unico che può leggere la Torah in pubblico, stando seduto”. Nel passaggio del trattato Sotah si legge, ‘Il re Agrippa tuttavia – discendete di Erode, dunque di origine idumea -, lesse stando in piedi e i Chakhamim lo lodarono. Quando arrivò al versetto: ‘Non potrai porre su di te (come re) un uomo straniero (Devarim 17,15)’ i suoi occhi stillarono lacrime. Gli dissero, ‘non temere, Agrippa, tu sei nostro fratello tu sei nostro fratello!’”. Perché questa accondiscendenza? Perché le lodi? Per ottenere un beneficio dal sovrano, un caso dunque di Chanuppah. Nelle fonti riportate dal rav, chi se ne macchia “finisce all’inferno… Chiunque faccia Chanuppah con il suo prossimo finisce per cadere in mano sua e se no in mano dei suoi figli e se no in mano dei suoi nipoti… (Ghemarà)”.
Sembrerebbe dunque un divieto assoluto vista la gravità delle conseguenze. “Adulare i trasgressori – spiega Somekh – è proibito perché istiga alla menzogna e ad emulare comportamenti sbagliati. Ma questa proibizione vale sempre? Ci sono situazioni in cui è possibile ricorrere alla Chanuppah: solo in situazioni di pericolo, solo adoperando doppi sensi, ma mai utilizzando un linguaggio diretto, limitatamente ai loro meriti effettivi”. Per le prime due eccezione il rav porta il caso di Yaakov ed Esav: il primo, nel rincontrare dopo anni il fratello giunto con al seguito una schiera di uomini, è preoccupato per la sua incolumità e si rivolge così ad Esav: “No ti prego. Se ho trovato favore ai tuoi occhi accetta la mia offerta dalle mie mani, perché per questo ho visto il tuo volto come se avessi visto il volto del S. e tu mi hai riconciliato (a te)”. Come si giustifica questa adulazione da parte di Yaakov? Secondo i maestri (ad eccezione di R. Yonah da Gerona) il divieto viene bilanciato nel caso in cui la persona che adula lo fa perché si trova in pericolo. “Ma i malvagi dal braccio potente, ‘quando l’ora li arride’ è permesso onorarli temendone il potere e non per affetto verso di loro, se si teme che possano nuocere è permesso pure adularli affinché non ti uccidano, in osservanza del versetto: ‘e vivrà in essi'(Wayqrà 18,5) e non morirà in essi (TB Yomà 85b), come Ya’aqov fece con Esaù”(Menorat ha-Maor, Sha’ar ha-Chanuppah II,2).

d.r.

(20 febbraio 2014)