…giorni

“Comportarsi ogni giorno come se fosse l’ultimo”. La frase ripetuta molte volte da Enrico Letta mi sembra avere numerosi risvolti, non sempre coerenti fra loro ma che lasciano comunque da pensare. Di fondo ci vedo un certo misticismo: dopo l’ultimo giorno inizia la Redenzione. Quando provo a spiegare ai miei studenti il modo tutto particolare che gli ebrei hanno di “abitare il tempo”, racconto spesso il midrash di Tu bi-Shevat in cui ci si chiede come bisogna comportarsi se ci viene annunciato l’arrivo del Messia mentre stiamo eseguendo la mitzvah di piantare un albero. L’opinione – grossomodo – è che prima bisogna completare la mitzvah, e poi accogliere il Messia a braccia aperte, introducendo un’alta concezione etica del lavoro che si può ritrovare anche nelle parole dell’ex-presidente del Consiglio. Ma si possono anche leggere le sue parole in senso negativo: sia sul piano della comunicazione (non mi pare un gran messaggio di fiducia pensare il proprio lavoro come costantemente precario), sia in prospettiva politica (non te l’ha mica ordinato il dottore di stare dove stai, a meno che non interpreti il tuo ruolo in una prospettiva salvifica: “sono stato chiamato a questo arduo compito e non posso sottrarmi, per spirito di servizio”). Insomma, ci sono i pro e ci sono i contro. Però mi tolgo tanto di cappello, perché comunque si è trattato di una prospettiva in cui finalmente la politica sembrava parlare un linguaggio elevato, che provava a porre una distanza fra la demagogia e la programmazione di governo. Poi si è passati agli sgambetti e alle dirette streaming con tanto di battibecchi populisti, e siamo ripiombati nella bassa normalità cui siamo abituati da anni.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(21 febbraio 2014)