Qui Firenze – Dalla Costa, un cardinale tra i Giusti
L’abbraccio di tutta Firenze in un Salone dei Cinquecento gremito di pubblico, attento e consapevole. È lo scenario che fa da sfondo alla consegna della massima onorificenza di Israele alla memoria di Elia Dalla Costa, il cardinale e arcivescovo che fu tra i coordinatori della rete di assistenza clandestina attiva nel Centro Italia al fianco della Delasem e che lo Yad Vashem ha voluto includere nei Giusti tra le Nazioni che misero a rischio la propria esistenza per salvare la vita e la dignità umana dagli abissi della Shoah. Riconosciuto Giusto nel novembre del 2012, Dalla Costa è stato omaggiato – tra gli altri – dall’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, dall’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Zion Evrony, dall’assessore comunale Cristina Giachi, dalla presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli e dal rabbino capo Joseph Levi. Testimonianze dirette di quei giorni sono inoltre arrivate dall’ex presidente della Comunità fiorentina Guidobaldo Passigli e da Umberto Di Gioacchino. A intervenire anche il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, che ha parlato a nome del padre Emanuele.
“Personalità come quella di Elia Dalla Costa contribuiscono a dare un’identità alla città. Il cardinale – ha spiegato in apertura Giachi – seppe infatti dare alla Chiesa fiorentina un’autonomia già a partire dal gesto del ’38 quando, con Hitler in visita in città, scelse di tenere chiuse le finestre del palazzo arcivescovile in una Firenze vestita a festa. L’esempio di Dalla Costa ci interroga ogni giorno e ci stimola ad essere all’altezza della nostra storia”.
Una riflessione sviluppata anche da Giuseppe Betori, attuale arcivescovo del capoluogo toscano. “In momenti come questi – ha esordito – un arcivescovo sente tutto l’onore, e allo stesso tempo tutta la responsabilità, del compito che gli è stato affidato. L’onore di essere inserito in una storia pastorale in cui non mancano figure luminose che si sono spese a servizio dell’umanità, ma anche la responsabilità di dare continuità a questo servizio”. E se da un lato la grandezza di Dalla Costa è già ampiamente riconosciuta dalla Curia fiorentina dall’altro, ha proseguito Betori, “il tributo dello Yad Vashem contribuisce ad illuminarne ulteriormente la figura”.
Significativo e partecipato anche l’intervento dell’ambasciatore Evrony, che ha invitato a seguire l’esempio di chi è stato luce in mezzo alle tenebre. “Siamo qui – ha incalzato – per ricordare che nel momento più oscuro dell’umanità ci sono state persone che non hanno smarrito la loro anima e si sono messe al servizio del bene. Il titolo di Giusto è l’unica onorificenza civile in Israele ed è importante essere qua oggi così numerosi perché riconoscimenti come questo rappresentano un esempio per tutti gli uomini”.
A esprimere la gratitudine di tutti gli ebrei fiorentini la presidente Cividalli, che ha parzialmente presieduto la cerimonia (l’invito è arrivato dall’assessore Giachi), e il rabbino capo Levi. “Non possiamo che provare una profonda riconoscenza verso il cardinale Dalla Costa e verso tutti i Giusti – ha spiegato Cividalli – la cui luce illuminò quei tempi oscuri e verso tutti coloro che silenziosamente o prendendo le armi si opposero al regime nazifascista e alle truppe che, venendo da lontano, combatterono e versarono il proprio sangue per la libertà di tutti gli italiani”.
Dalla vicenda che vide protagonista Dalla Costa, ha quindi concluso Levi, è possibile trarre un insegnamento che ha radici nel testo biblico e che è di ispirazione per i giorni presenti e futuri: “Quando c’è un pericolo bisogna intervenire perché, quando si interviene, i nostri nemici arretrano”. Relativamente alla cerimonia odierna il rav ne ha parlato come di un momento “di importanza universale” per l’attualità e la potenza del messaggio che vi è contenuto.
A portare una testimonianza diretta l’ex presidente della Comunità fiorentina Guidobaldo Passigli e Umberto Di Gioacchino. Entrambi giovanissimi, furono accolti da istituti religiosi che ricevettero l’ordine – direttamente dal cardinale – di aprire le porte. “Per i fatti che vi ho brevemente illustrato posso affermare in piena coscienza che io, mia madre e mia nonna siamo stati protetti e salvati dal cardinale Dalla Costa. Che il suo ricordo sia di benedizione” ha detto Passigli.
Grande inoltre la commozione del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, intervenuto a nome del padre Emanuele. In mattinata l’incontro con alcuni studenti fiorentini ritrovatisi al convento di Santa Marta. Un incontro che lo ha colpito che è stato al centro della sua riflessione. “Ai ragazzi – ha commentato Pacifici – ho strappato la promessa di un impegno concreto affinché, recuperando le storie della Shoah e scavando in quell’epoca buia, coltivino una cultura che non sia quella dell’indifferenza. Sono queste le storie che dobbiamo cercare di valorizzare”.
(Nell’immagine la consegna del riconoscimento al nipote del cardinale Dalla Costa)
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(26 febbraio 2014)