Time out – I nostri valori
Più che separare o legare la Shoah da Israele dovremmo fare lo sforzo di spiegare come in realtà entrambi gli eventi storici non influenzino minimamente la nostra identità ebraica. Influenzano la nostra storia, il nostro approccio alle cose, ma non certo i nostri valori. Vi è infatti una pericolosa deriva che tende a spingere molti ebrei a identificarsi come tali o in virtù della Shoah o invece al sostegno allo Stato d’Israele. Non è così e non dovrebbe esserlo. Perché, per quanto grande possa essere il legame con i due eventi più importanti del novecento ebraico, il nostro ebraismo è e rimarrebbe tale anche a prescindere da questi. Nel senso che non siamo ebrei perché abbiamo subito la Shoah o perché esiste lo Stato d’Israele. Siamo ebrei perché crediamo nei valori della Torah, rispettiamo le mizvot e continuiamo a crescere figli ebrei. Spiega Rav Sacks che ciò che unisce gli ebrei di tutto il mondo non è né la condivisione di una storia passata, né di una cultura comune e né l’etnicità, ciò che unisce gli ebrei è la fede. Insomma, siamo ebrei non perché abbiamo un passato in comune, ma perché in quanto popolo che condivide gli stessi valori abbiamo lo stesso futuro. Valori che forse sarebbe il caso di spiegare meglio, prima ancora che per evitare l’ambiguità per esempio tra ebrei e israeliani, per far capire davvero quale contributo produca l’ebraismo nella società e nel mondo ogni giorno. Così da scoprire magari che la strada migliore per combattere l’antisemitismo non sia proprio questa.
Daniel Funaro
(27 febbraio 2014)