Il diritto di banalizzare
Chiedo scusa se venerdì scorso sono stata poco chiara; forse ho dato troppe cose per scontate; forse ci sono cose che sembrano gravi solo a me, o forse me le sono sognate.
Mi sono dunque sognata i cartelloni in Israele con Rabin e Sharon vestiti da nazisti? Mi sono sognata i paragoni tra gli ebrei deportati nei lager e gli israeliani costretti a trasferirsi da Gaza? Mi sono sognata i soldati israeliani paragonati alle SS? Mi sono sognata l’accusa di nazismo rivolta a chi ritiene che i haredim debbano avere gli stessi diritti e doveri degli altri cittadini israeliani? Sarebbe fantastico se davvero mi fossi sognata tutte queste cose, se davvero se non fossero mai accadute.
Come siamo potuti arrivare a questo punto?
Si avvicina Purim e, come ogni anno, ci prepariamo a far chiasso ogni volta che viene nominato il malvagio Haman, simbolo di tutti i nemici di Israele, nella storia come nell’attualità. In quanto simbolo, Haman può essere legittimamente paragonato a chiunque, agli antisemiti di settant’anni fa come a quelli di oggi. Ma un conto sono i simboli, tutt’altra cosa sono i personaggi storici che hanno operato in un contesto ben definito: la Shoah non è e non può diventare un simbolo per indicare il male in generale; altrimenti si inizia con il dare del nazista a qualche nemico dello Stato di Israele e si finisce con il definire nazista chiunque abbia opinioni diverse dalle proprie sul futuro di Israele o su qualunque altro argomento.
Se nel mondo ebraico il nazismo può essere usato come metafora per indicare qualunque cosa ci stia antipatica, con particolare predilezione per i governanti israeliani, e se chiunque sia costretto a trasferirsi da un posto a un altro può essere liberamente paragonato a un deportato, come possiamo essere credibili se ci scandalizziamo quando questi paragoni provengono dall’esterno? Per di più queste manifestazioni in cui si dà allegramente del nazista a chiunque capiti a tiro – anche se è stato eletto democraticamente e rappresenta la maggioranza dei cittadini israeliani – sono riprese e trasmesse in tutto il mondo, ed è inevitabile che qualcuno pensi: “beh, se sono gli ebrei stessi a banalizzare la Shoah allora vuol dire che si può farlo senza problemi”.
A meno che non si voglia affermare che solo gli ebrei hanno il diritto di banalizzare la Shoah.
Anna Segre, insegnante
(28 febbraio 2014)