Israele, Bennet boccia il piano di pace Kerry
Un Naftali Bennet a tutto tondo quello che appare oggi sulle colonne de La Stampa. Il ministro dell’Economia israeliano si racconta in un’intervista rilasciata al giornalista Maurizio Molinari. E, come già in passato, boccia la soluzione dei “due popoli, due Stati” su cui si fonda il progetto di pace del segretario Usa John Kerry. Bennet parla di “illusione” e sostiene che in caso di ritiro israeliano dalla West Bank si lascerebbe mano libera agli iraniani, prima preoccupazione del governo di Gerusalemme. Quale soluzione dunque al conflitto? Secondo Bennet: estensione del controllo su Giudea e Samaria, garanzia di cittadinanza ai palestinesi che vivono in questi territori e “all’Autorità resterebbero i maggiori centri abitati dove si concentra la quasi totalità dei palestinesi”. Come sottolinea Molinari, la popolarità di Bennet è in ascesa e il suo HaBayt HaYehudi sembra riuscire a raccogliere le istanze di molti israeliani. Nell’intervista, voluta per farsi conoscere anche all’estero, alcuni punti chiave della visione di Bennet sul futuro di Israele.
Mentre il suo ministro dell’Economia non da chance al progetto Kerry, il premier israeliano Benjamin Netanyahu vola a Washington per discutere con Obama e con il suo segretario di Stato proprio sui punti previsti dal piano di pace (Osservatore Romano – il quotidiano vaticano riporta l’aumento della tensione sul confine tra Israele e Gaza). Il premier è apparso più possibilista rispetto a Bennet, anche se la situazione difficilmente si sbloccherà grazie a questo incontro. Netanyahu intanto proverà a convincere la Casa Bianca della necessità di una maggiore durezza nei confronti dell’Iran, con il ripristino delle sanzioni economiche. Al suo fianco, ci sarà l’Aipac, organizzazione pro Israele che si riunisce in questi giorni a Washington per il congresso annuale (a cui parteciperanno lo stesso Netanyahu e il segretario Kerry).
Lutto nel mondo dello Sport, e non solo, per la scomparsa a 95 anni di Adriana Bartali, moglie del celebre campione Gino, nominato Giusto tra le Nazioni per aver collaborato al salvataggio di diverse famiglie ebraiche durante la furia nazifascista (Gazzetta dello Sport).
“65.000 dollari per il Mein Kampf con dedica di Hitler”, questa la cifra raggiunta, come ricorda La Stampa, dal “discutibile cimelio” battuto in America durante un’asta on-line. Due i volumi venduti, entrambi prime edizioni, firmate di suo pugno dall’autore.
Sì ai veli per le donne e ai turbanti per gli uomini. Questa una delle decisioni emerse dal 128esimo International Board della Fifa. Sui campi da calcio, dunque, sarà possibile scendere in campo con il velo o con il turbante (richiesta quest’ultima arrivata da una comunità sikh canadese). La notizia è riportata dalla Gazzetta dello Sport che ricorda, sempre in tema calcistico, la campagna contro l’omofobia portata avanti dalla Fondazione Cannavò. Dopo l’adesione tra i testimonial del giocatore del Cagliari Daniele Dessena, ieri anche il romanista Radja Nainggolan ha indossato i lacci colorati, simbolo della campagna.
“La squadra dei sottosegretari poteva essere fatta meglio. Tra l’altro, la sensazione è che si sia puntato più sulla fedeltà che sulle competenze. Infatti, tra i renziani, Yoram Gutgeld, che è uno bravo e con una sua autonomia, è stato fatto fuori. Al contrario di altri, più vicini al premier, che sono stati promossi”. Così sul Corriere della Sera Irene Tinagli di Scelta Civica. Gutgeld, però, consigliere economico di Renzi, sembra destinato a guidare il dipartimento economico di Palazzo Chigi.
Daniel Reichel
(2 marzo 2014)