Alain Resnais (1922 – 2014)
“Nacht und Nebel, niemand gleich”. Notte e nebbia, (non c’è) più nessuno. Dalle parole dell’opera L’oro del Reno di Richard Wagner, Adolf Hitler trasse ispirazione per definire il suo ordine di morte contro la resistenza antinazista. Il 7 dicembre 1941 emanò una direttiva che ordinava di eliminare tutti coloro che mettevano in pericolo la sicurezza della Germania. Quattordici anni dopo il regista Alain Resnais scelse quel titolo, in francese Nuit et brouillard, per raccontare la desolazione dei campi di concentramento di Auschwitz e Majdanek. Per descrivere il profondo buio caduto sull’umanità solo pochi anni prima e su cui si stava posando una coltre di silenzio. Al suo fianco Jean Cayrol, sopravvissuto a Mathausen, che scrisse del lungometraggio la narrazione. Trentadue minuti che ripercorrono dolorosamente l’avvento del nazismo, l’avvio della macchina che condusse alla Shoah per arrivare alla liberazione dei lager nel 1945. Resnais, scomparso ieri a Parigi all’età di 91 anni, è ricordato dagli amanti del cinema per il suo celebre Hiroshima mon amour, meno per un’opera che fa comunque parte della storia del cinema e non solo. Nuit et brouillard, girato interamente nel 1955, è un’importante pietra nella Memoria della Shoah. Portare sullo schermo le atrocità compiute dai nazisti, la cruda e brutale vita a cui erano costretti gli internati fu una scelta coraggiosa. Resnais, che pure inizialmente aveva rifiutato di girare il film, se ne accorse quando la censura francese si abbatté sulla sua opera: prima per eliminare dalla pellicola una scena in cui un bulldozer ammassava cadaveri di vittime dei campi di concentramento in una fossa comune; poi per tagliare la parte in cui si vedevano ufficiali francesi a guardia di un centro di detenzione da cui centinaia di ebrei partirono verso i lager. Tentativo di passare una spugna sulle responsabilità del collaborazionismo di Vichy con il nazismo. Renais si oppose ma dovette in parte cedere alle richieste dei censori. Poco dopo, il regista dovette fronteggiare un’altra polemica. L’ambasciata tedesca in Francia chiese il ritiro della pellicola dal Festival di Cannes. I giornali francesi scesero in campo al fianco di Resnais e Cayrol, infrangendo il tentativo di censura da parte tedesca. Forse ulteriore dimostrazione del valore della pellicola in tempi in cui la ferita della guerra era ancora viva e molti cercavano di dimenticare o far dimenticare.
(nell’immagine l’omaggio ad Alain Resnais della grande matita israeliana Michel Kichka)
(2 marzo 2014)