Nugae – Saggezza e cioccolata

fmatalonUn’amica saggia sentenzia, durante una sessione di riflessioni sull’immortalità dell’anima e affini accompagnate da una cioccolata calda con la cannella: “le cose belle si realizzano solo quando non c’è troppa aspettativa”. Di fronte a questo laconico commento sull’alternarsi di successi e insuccessi, buone e cattive notizie, probabilmente in realtà dovuta all’incapacità di assumere qualcosa di liquido e appiccicoso senza combinare danni, una smorfia di assenso e cacao amari si disegna sulla bocca (e sulla guancia e sulle dita). Altro che karma, è sveglia la ragazza. In effetti la dimostrazione della sua tesi è arrivata giusto di recente. È stata Paola Jacobbi, giornalista di costume di Vanity Fair che illumina le pagine patinate di acume e finezze, autrice di interviste in cui sono più interessanti le domande che le risposte nonché di rivoluzionari pamphlet su scarpe e borse. Insomma, questo mito giornalistico al cui stile s’ispirano fiumi di parole e su cui si fonda la nascita di un’amicizia ha pubblicato da poco anche un romanzo. E ora leggerlo è stata una cocente delusione. Non è che sia brutto o illeggibile, ma non è nemmeno bello o appassionante. Semplicemente non è, detta alla Parmenide per mantenersi sul tono filosofico della conversazione da bar. Niente è approfondito: la protagonista non ha carattere e nemmeno un aspetto fisico definito, i rapporti umani sono superficiali, i dialoghi spenti, la vicenda inconclusa e inconcludente. Niente di nuovo per chi è avvezzo alle classiche letture da fanciullette in spiaggia, il punto è che qua nemmeno i sentimenti si prendono il disturbo di essere coinvolti. A un certo punto c’è un barlume di speranza, un bel riferimento all’ebraismo pop da film americani: “fingiamo di essere a un matrimonio di ebrei! Mazel tov! Si dice così, vero?”, ma anche quello svanisce in un secondo visto che nessuno si mette a mangiare bagel o accendere candele di hannukkah. Poi in fondo nessuno si aspettava che un libro che si chiama “Tu sai chi sono io” diventasse il nuovo capolavoro della letteratura italiana. In effetti già da quel titolo in stampatello rosa si capiva che manca quel je ne sais quoi. Però è comunque difficile accettare che una Paolina (neologismo per indicare mito incrollabile) possa non essere perfetta. Conclusione: è sempre bene moderare le aspettative. E tenere a portata di mano molti tovaglioli di carta quando si beve la cioccolata calda.

Francesca Matalon, studentessa di lettere antiche twitter @MatalonF

(2 marzo 2014)