…rimpianti

Ieri abbiamo chiuso la lettura del secondo libro, Shemot/Nomi/Esodo. Le vie verso la libertà dalla schiavitù sono sempre lastricate dall’emozione, ma anche dallo sguardo indietro, dalla nostalgia, dal senso di solitudine, dallo smarrimento. Molto spesso dall’impazienza. Il timore mi sembra lo stato d’animo in grado di descrivere il lungo percorso inconcluso che si delinea in quei quaranta capitoli. Una condizione che tutti i protagonisti provano più volte. Perché? L’unica risposta che mi so dare è questa: intraprendere un percorso autentico verso la libertà, senza cadere nell’adorazione di sé, include non essere mai certi, non sapere, e soprattutto non avere la certezza del giusto. Solo chi crede di avere dalla propria parte il futuro, Dio, o il destino non ha timore. Tutti gli altri sanno solo il proprio oggi, talvolta si dimenticano quanto terribile fosse il proprio ieri (tanto da rimpiangerlo), non hanno garanzia del proprio domani. Perché dovrebbero essere sicuri?

David Bidussa, storico sociale delle idee

(2 marzo 2014)