Qui Milano – Israele, la sinistra e noi
A un certo punto qualcosa è andato storto. L’attitudine verso Israele, il rapporto politico, culturale, sentimentale verso lo Stato ebraico ha perso la cifra della razionalità e del confronto ideologico-politico, per assumere contorni vicini alla patologia, da più parti. Questo uno degli spunti di riflessione emersi in occasione della presentazione del libro di Fabio Nicolucci “Sinistra e Israele. La frontiera morale dell’Occidente ” (Salerno editore) al Teatro Franco Parenti di Milano. Un approccio ai temi legati al paese, riguardante la sinistra ma non solo, che è stato messo in evidenza durante la serata citando anche quanto accaduto nelle scorse settimane in occasione della presentazione del volume a Roma nel Centro comunitario di via Balbo, dove, come ha ricordato lo stesso Nicolucci, una parte dei presenti ha impedito il regolare svolgimento della manifestazione per la presenza di relatori giudicati non sufficientemente vicini alle ragioni di Israele (“una situazione molto antipatica” ha sottolineato).
A discutere del libro e della mole di questioni alla sua base, introdotti dal giornalista Sergio Scalpelli, sono stati lo storico David Bidussa, la direttrice del teatro Andrée Ruth Shammah, il sottosegretario al Ministero dei Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni, il giornalista Stefano Jesurum (assenti per imprevisti Emanuele Fiano, deputato PD e segretario di Sinistra per Israele, e l’editorialista del Corriere Piero Ostellino).
“Da cittadina italiana sono grata per lo sforzo coraggioso di leggere Israele come frontiera dell’Occidente, che ci spinge a ricordare come nel nostro paese sia necessario aprire nuove porte e trovare nuove chiavi per affrontare ciò che avviene nel mondo. È ora di avere un atteggiamento diverso, che comprenda le contaminazioni globali dei problemi” ha sottolineato Borletti.
“Ho apprezzato moltissimo il contenuto di questo libro, che trovo valga più del suo titolo dall’aria antica, e della sua copertina (dove si affianca una stella di Davide al simbolo di Falce e martello ndr) – ha messo in evidenza Shammah – Perché questa non è semplicemente una faccenda di sinistra. Israele vuol dire abituare la mente di tutti a leggere la complessità”.
Sulla specificità dell’approccio di sinistra alle tematiche legate allo Stato ebraico, si è concentrato invece Bidussa, che ha ricordato come lo spicchio rappresentato dall’atteggiamento verso Israele non costituisca che una parte del complesso dei fallimenti della sinistra degli ultimi decenni “incapace di trovare un vocabolario per affrontare l’oggi, e di proporre un modello di sviluppo per il futuro”.
E ripercorrendo episodi emblematici del cortocircuito patologico tra sinistra e Israele, Jesurum ha riflettuto proprio su quell’uscita dalla razionalità che ne ha caratterizzato il rapporto, domandandosi come si è arrivati a questo meccanismo.
Un punto di svolta fondamentale è stato, secondo Nicolucci, l’11 settembre e la conseguente ascesa dei neoconservatori sostenitori di una visione del mondo “suddivisa in luce e tenebre”.
“Io ho scritto questo libro da uomo di sinistra, e l’ho scritto per discutere e per raccontare. Parlando prima di tutto proprio a chi nella sinistra si riconosce” ha sottolineato.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
(4 marzo 2014)