Idan Raichel dà voce alla sua Israele
Sono state le note di una antica canzone di Israele, scelta per regalare un’ultima emozione al pubblico che lo avvolgeva con una lunga ondata di applausi e di affetto, a chiudere al Teatro Comunale di Modena intitolato a Luciano Pavarotti la lunga tournèe europea, prima del rientro in patria e della partenza a maggio per gli States. A pochi passi dalla storica sinagoga cittadina, Idan Raichel ha spiegato come il suo più grande desiderio sia donare a chi lo ascolta emozioni e canzoni che si ricordino, e che riportino alla mente di chi le ascolta le molte sfaccettature della sua amatissima Israele.
Ideatore e promotore del progetto multiculturale che porta il suo nome, negli ultimi dieci anni ha collaborato con decine di musicisti diversi, provenienti da tutto il pianeta. Pianista, compositore, arrangiatore e anche produttore, ha fatto della sua multiforme attività un esempio di impegno civile, e un simbolo di tolleranza che unisce paesi e culture diverse. In un incontro pomeridiano che ha preceduto il concerto, ha raccontato la storia decennale dell’Idan Raichel Project, che combina la musica ebraica con quella di regioni che vanno dall’Africa occidentale all’America latina. I testi, pur avendo come dominante l’ebraico, sono scritti anche in arabo, swahili, creolo, portoghese o anche tedesco, e vanno dai canti yemeniti alla musica etiope, dalla poesia araba ai ritmi caraibici fino alla cantillazione tradizionale ebraica. Il ritorno a Modena, cinque anni dopo il suo primo concerto in città, inaugura l’edizione 2014 dell’Altro Suono festival ed è stato l’occasione per presentare l’ultimo album, intitolato “Quarter to Six” in seguito a una riflessione di Yossi Banai, attore, scrittore e cantante israeliano. Raichel ha infatti raccontato come la frase “Sembra manchi un quarto d’ora alle sei. Sarà presto buio.” lo abbia colpito: “È un modo di descrivere la fine della vita. Le persone imparano ad accettare il momento del giorno in cui si viene a patti con la propria vita, in pace. E ho pensato a questo momento nella mia vita anche come un interessante punto di svolta, un crocevia… Dopo aver lavorato dieci anni sul mio ‘Project’, sento che è arrivato per me un periodo di transizione, sia dal punto di vista musicale che personale.”
In scena, la sera, la dimostrazione della filosofia del progetto: nessun “front man”, sul palco persone diverse ma pari tra loro che fanno musica insieme, divertendosi, e con lui sono stati il percussionista Gilad Shmueli e Yankale Segal con oud e basso, e Cabra Casey, voce dell’eredità musicale etiope, tutti e tre storici collaboratori del progetto, a portare al pubblico emozioni da tutto il mondo. Idan Reichel ha suonato, cantato, scherzato, raccontando fra un brano e l’altro la storia del progetto, alcuni degli incontri con i musicisti con cui registra in tutto il mondo, alcuni giovanissimi altri, “gli spiriti più giovani”, ultranovantenni. Così come più che ottantenne era la cantante israeliana di origine yemenita Shoshana Damari quando salì sul palco insieme al suo gruppo, e il musicista l’ha voluta ricordare in chiusura di serata con quella canzone cantata insieme molto tempo fa, “in una notte che ricorderò sempre, una serata preziosa che mi è rimasta nel cuore, così come mi resterà nel cuore questo concerto”.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(6 marzo 2014)