Gattegna: “Più educazione contro l’odio”
“Serve un’opera di educazione più profonda di quanto fatto fino ad oggi, soprattutto tra i giovani”. Sulle pagine del Corriere dello Sport, in una intervista a firma di Ettore Intorcia, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna torna sui fatti di Juventus-Fiorentina e sulle strade più opportune per contrastare un fenomeno, quello dell’odio negli stadi, che sembra diffondersi a macchia d’olio tra supporter di più squadre e realtà locali.
Dopo essere stato ripreso da tutta la stampa nazionale a seguito della nota emessa nel pomeriggio di domenica in cui aveva parlato di “cori indecenti” e richiamato la Federcalcio a un pronto e adeguato intervento, dopo aver sollevato la questione del razzismo nel calcio nei principali programmi di approfondimento (in primis Skysport e la Rai attraverso Novantesimo Minuto, con la notizia commentata a caldo da Franco Lauro e Zibi Boniek), a Gattegna è stata offerta l’opportunità di sviluppare alcune riflessioni nel merito su uno dei quotidiani di riferimento per gli sportivi italiani.
Nell’intervista il presidente UCEI si dice “preoccupato” per una deriva in cui vede esplicitarsi la psicologia della masse, una scienza approfondita proprio con riferimento alle grandi adunate che avvenivano sotto il fascismo e il nazismo. “Quando c’è una folla – afferma – si usano simboli vistosi e un linguaggio violento e suggestivo per la fantasia della gente, anche le persone di buon senso perdono la misura”. Per questo servono provvedimenti che permettano di individuare i responsabili di tali azioni così da distinguere tra organizzatori e seguaci che, con incoscienza, “si adattano come se fosse un gioco”.
E mentre la giustizia sportiva fa il suo corso con un supplemento d’indagine in atto in queste ore, assumono un valore simbolico fortissimo le parole di Mariella Scirea. La vedova di Gaetano, ex capitano bianconero alla cui memoria è intitolata la curva dello Juventus Stadium, minaccia di far togliere il nome del marito qualora venissero riproposte situazioni analoghe in futuro. “Il nome di mio marito – commenta – non può essere accostato ad episodi di inciviltà”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked