Ester…

Dante Lattes zl scriveva commentando la Meghillat Ester: “ L’ambiente in cui vivono gli eroi del libro è un ambiente di assimilazione: essi appartengono alle classi migliori del nucleo ebraico esiliato in Persia…Ester la sposa del re…suo cugino Mordechai potente cortigiano…smarrito il senso di appartenenza. Per salire ai fasti del trono Ester nasconde la sua identità di ebrea…proprio Mordechai le consiglia la reticenza”. Il libro biblico di Ester è il testo che più di ogni altro racconta senza censure la nostra identità ebraica in bilico fra assimilazione e potere politico, tra compiacimento per il produttivo ingresso nella altrui società e persecuzione razzista. Il libro di Ester parla a noi e parla di noi. Andrebbe forse letto come un diario di bordo di un popolo che in fondo naviga lo stesso mare: quello della diaspora identitaria prima ancora che fisica. Una identità che esiste a prescindere da Haman e da ogni persecuzione e questo è il grande dono che alla fine del testo Ester fa a se stessa ed al suo popolo. Il dono del ritorno a casa di una ragazza divenuta regina per piacere ed ebrea per dovere morale. Il dono di una donna che gli eventi spingono all’azione responsabile in quanto ebrea e alla spregiudicatezza legale in quanto regina. Ester torna al suo popolo e comprende che esso era sempre esistito anche nascosto tra usi persiani, nomi persiani e lingua persiana. La persecuzione non fa di Ester una ebrea, fa agire Ester come una ebrea e in nome degli altri ebrei. Nella Meghillah ci sono due eventi diversi: il miracolo della salvezza e il miracolo del risveglio nazionale di un popolo che aveva perso la propria identità nazionale e religiosa.
Sul percorso di questo ritorno rav Shlomo Alkabetz, nel Manot HaLevi, commento alla Meghillah di Ester, interpreta in questo modo l’uso dei mishloach manot, dell’invio reciproco di doni: “Perché attraverso l’amicizia e l’affetto gli ebrei si sono riuniti e salvati non certo per la distanza dei cuori.” Gli ebrei smisero di essere estranei, assimilati, e quindi nacque una comunità ebraica, basata sulla solidarietà, sul riconoscimento degli altri e sulla preoccupazione delle necessità altrui.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(14 marzo 2014)