Identità: Zeharya Hacohen

Identità - Cosa significa essere ebreo? Nel 1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa significa essere ebreo?” – scaricabile dai siti www.proedieditore.it e www.hansjonas.it – ha messo in luce per la prima volta in Italia quella discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le loro risposte. Oggi la risposta di Zeharya Hacohen (1898?-1967). Nato nello Yemen (Para) alla fine dell’Ottocento, in una famiglia di tessitori, ancora giovanissimo ottiene l’ordinazione. Emigra in Palestina con la famiglia nel 1919 e lavora come operaio agricolo. Più avanti diventa rabbino della Confederazione generale dei sindacati (Histadrut) e dei villaggi cooperativi. Hacohen si rifiuta di far parte di un partito religioso e si dimostra aperto e tollerante con i laici. Negli ultimi anni della sua vita, è membro del partito Mapai (socialdemocratico).

Nahalal, 5 Shevat 5719

Caro Signore,

Con la presente, Le invio la mia risposta alla Sua lettera in merito ai figli (minorenni) di matrimoni misti […].
I miei rispetti.

Risposta alla domanda relativa ai figli di matrimoni misti.

“Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra”. Ma prima che il popolo [fosse consacrato] era necessario che accettasse alcune direttive: “Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amorrei, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te, quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia”. Per allontanarli e per allontanarsi da loro è poi enunciato: “Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dèi stranieri, e l’ira del Signore si accenderebbe contro di voi… “. Tutto ciò perché “qualora il tuo fratello… t’istighi in segreto, dicendo “andiamo, serviamo altri dèi” … non ascoltarlo”. L’ordine e l’avvertimento hanno come scopo di impedire che si accenda l’ira divina: “Ma voi vi comporterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele…”. Questo perché siete “un popolo sacro” e perché il popolo di Israele non assomiglia alle popolazioni [di Canaan]. Gli idolatri adorano le stelle e gli astri e se non fosse così non ci sarebbe motivo di emettere questo avvertimento e questa proibizione e diremmo che tale proibizione non ha ragione di essere. Dato, però, che il motivo della proibizione è menzionato (“perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me” ) è impensabile andare contro il legislatore che è il più saggio degli uomini e il più grande dei profeti. Ciò è servito da base alla regola che proibisce l’unione di un ebreo con una donna non ebrea, [come dimostra] Maimonide (Hayad ha-hazaka, Hilkhot issure bia, cap. 12, 1) “Un ebreo che si unisce a una non ebrea o una ebrea che si unisce a un non ebreo trasgredisce un divieto della Torah perché è scritto: ‘Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli’ ”. Maimonide aggiunge che, nonostante la Torah, la proibizione riguarda soltanto le sette popolazioni [di Canaan], i Saggi hanno decretato che si applicasse a tutte le nazioni. Per sottolineare il timore che allontanino i tuoi figli da me, aggiunge (∫ 8): “Ciò porterebbe a unirsi ai popoli nonostante Dio ci abbia separato da loro e ad allontanarsi da Dio […]”. Più avanti tuttavia è detto che, se una persona appartenente alle sette popolazioni [di Canaan] si converte all’ebraismo, diventa membro della comunità senza alcuna riserva (∫ 22). Se ne trae la conclusione che, secondo la Legge scritta, [l’unione con stranieri] non è proibita ma i Saggi esitano a [consentirla] per timore che allontanino i tuoi figli da me. […] I Saggi hanno detto che il figlio di una schiava [cananea] o di una donna straniera segue [la filiazione] materna, quale che sia l’origine del padre. Si veda Shulhan arukh, Even ha-ezer, 60, ∫ 5 (Maimonide, Mishneh Torah, Hilkhot Ishut cap. 4, ∫ 15: “Se [un ebreo] sposa [con un matrimonio religioso] una non ebrea, il matrimonio non è valido e lo statuto [della donna] resta invariato”. Nel Trattato Kiddushin 66b, troviamo: “Se una donna non è sposata né con un tale né con altri con un matrimonio ebraico – kiddushin –il figlio segue [la filiazione materna]. Di chi si tratta? Del figlio della schiava non ebrea”. Rashi commenta: “Il figlio segue [la filiazione materna]: [ciò significa che] il figlio di una non ebrea non è ebreo e che, se lo si converte, diventa ebreo e non è un mamzer”. Anche la Torah ha proibito [le unioni con] le sette tribù, spiegando il motivo del divieto; il divieto che colpisce Ammon e Moab è spiegato così: “L’Ammonita e il Moabita non entreranno nella comunità del Signore; nessuno dei loro discendenti, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore; non vi entreranno mai perché non vi vennero incontro con il pane e con l’acqua nel vostro cammino quando uscivate dall’Egitto e perché hanno prezzolato contro di te Balaam, figlio di Beor da Petor nel paese dei due fiumi perché ti maledicesse”. Ecco un avvertimento [per l’eternità]: “Non cercherai né la loro pace, né la loro prosperità, finché tu viva, mai”. Si capisce perciò che se ci avessero offerto il pane e l’acqua, i matrimoni con loro non sarebbero stati proibiti e questo comandamento, simile a quello relativo alle sette tribù, non sarebbe stato scritto. Approfondendo però le ragioni d’essere [di questi divieti] ci rendiamo conto che si tratta di impedire a Israele di peccare. Leggete il versetto: “Proprio loro [queste tribù] per suggerimento di Baalam, hanno insegnato agli Israeliti l’infedeltà verso il Signore, nella faccenda di Peor…”. E viene l’avvertimento di non cadere nella trappola che tendono: “Guardati dal lasciarti ingannare… e dal cercare i loro dèi, dicendo: “Voglio fare così anch’io” ”. Le donne straniere sono pericolose e seducenti: “Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi; il popolo mangiò e si postò davanti ai loro dèi” e poi: “Israele aderì al culto di Baal-Peor…”. Ai giorni nostri, [quelli che celebrano] la notte di Natale e quella di San Silvestro, appartengono alla stessa categoria (“Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dèi…” ]. Si deve deplorare tale usanza. Abbiamo visto il timore che allontanino i tuoi figli da me. Quale risposta [dare] all’osservazione del legislatore che dice: “Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare…”. […] Israele è stato avvertito di separare il puro dall’impuro, come per gli alimenti, ha ricevuto l’ordine di separare il puro dall’impuro. Perciò [per tutto ciò che riguarda le relazioni sessuali] al cui proposito la Torah usa le parole che indicano il cibo […] la Torah [ordina di preservare la purezza]: “Sarete santi per me, perché io, il Signore, sono santo”. E poi “Vi ho separato dagli altri popoli perché siate miei”.91 Ecco il mio umile parere. “Agirai in base alla legge che essi ti avranno insegnato…non devierai da quello che ti avranno esposto, né a destra né a sinistra”. Passiamo adesso alla terribile realtà di ciò che è successo alla diaspora ebraica in Europa, sotto gli oppressori di Israele, all’epoca del maledetto Hitler (che il suo nome e la sua memoria siano cancellati per sempre). Gli ebrei sono stati spostati da un luogo all’altro […] e deportati da un campo di sterminio a un altro. Ciò ricorda Sanherib [che ha mescolato tutti i popoli]. [Questa tormenta ha portato alcuni a fare passi sbagliati] qualche volta senza rendersene conto – in alcuni casi è difficile stabilire la verità. Forse del sangue ebraico scorre nelle vene di certi non ebrei che sposano delle [ebree] – o viceversa – e i libri dei Responsa sono pieni di avvenimenti di questo genere. Adesso, alcune di queste coppie miste si stabiliscono in Israele con la loro discendenza [che non è riconosciuta ebraica] e la vigna di Israele si mescola con piante straniere. La realtà è che tra loro ci sono degli impostori: gli uni vengono per scappare [dal loro paese] e trovare asilo in Israele e gli altri, terroristi, angeli neri mascherati da ebrei, per combattere [il nostro paese] – e rischiamo di facilitargli il compito che consiste nello spiare e nell’avvelenare l’atmosfera in Israele. Ci troviamo in una situazione spiacevole perché se è possibile che dicano la verità e che essi (o esse) siano ebrei – [è possibile anche] che essi (o esse) non dicano la verità. A mio parere si devono incaricare degli specialisti dell’ebraismo di scoprire la verità con l’aiuto di criteri riconosciuti – non dobbiamo accontentarci di una semplice dichiarazione […]. [Ciò ricorda il passaggio del Talmud (Trattato Pesahim 3b) che racconta] la storia di un arameo venuto a Gerusalemme per partecipare al sacrificio pasquale sapendo che i non ebrei non ne hanno il diritto e contento di compiere la profanazione; il suo inganno fu scoperto soltanto grazie a una domanda [a sproposito] che pose a Rabbi Yehudah ben Betera. Se l’inchiesta dimostra che egli è ebreo, allora lo è. Nel caso non fosse circonciso e se [fornisce] una spiegazione, sarà praticata la circoncisione come su qualsiasi altro ebreo (sappiamo che in Russia e in paesi simili, era pericoloso praticarla e spesso vi si rinunciava). Questa situazione di forza maggiore somiglia a quella [menzionata nel Talmud] del bambino i cui fratelli maggiori sono morti in seguito alla circoncisione [e in quel caso ne è dispensato] – e molti dei [nostri] fratelli sono stati uccisi [in quei paesi] a causa della circoncisione. Se sono ebrei e non devono convertirsi, le regole dell’ebraismo si applicano loro per intero. Ma se uno [dei congiunti] non è ebreo, e se hanno un figlio, e il congiunto non ebreo non vuole convertirsi, il figlio è [non ebreo] e dobbiamo convertirlo senza di loro perché non è nato da un matrimonio riconosciuto dalla [legge ebraica]. Spetta solo a lui convertirsi per mezzo della circoncisione e dell’immersione rituale senza le quali non può essere chiamato ebreo perché è nato [da un’unione proibita secondo il versetto]: “Non ti imparenterai con loro”. Grazie alla circoncisione e all’immersione rituale diventa ebreo senza riserve. Nella nostra epoca, tuttavia, si potrebbe con difficoltà considerare questo figlio un gher tzedek, o convertito per convinzione; infatti, [secondo la regola] si chiede a una persona che vuole unirsi al popolo ebraico la ragione che lo spinge a farlo e gli si ricorda [le vicissitudini di Israele] per dargli la possibilità di cambiare idea. Non penso che oggi venga posta una simile domanda perché l’epoca delle persecuzioni è finita. Ringraziamo Dio che ha permesso che Israele trovi un posto privilegiato tra le tante nazioni e quelli che lo vedono riconoscono che c’è una discendenza benedetta da Dio. Molti [uomini e donne] vorranno ancora mettersi sotto la protezione della provvidenza di Israele. Sebbene i nostri Saggi abbiano scritto che “i proseliti sono insopportabili per Israele quanto la pitiriasi”, non rifiuteremo di accoglierli e le parole di Dio nel libro del profeta Zaccaria (8, 10-23) diventeranno fatti. Più precisamente è detto: “Dice il Signore degli eserciti: “In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle genti afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: Vogliamo venire con voi, perché abbiamo compreso che Dio è con voi” ”. Impossibile negare le parole del profeta che si realizzano sotto i nostri occhi – “Felici noi! Come è buona la nostra parte”. Dobbiamo fare tutto ciò che merita di essere fatto perché [i nuovi venuti si sentano a proprio agio], per facilitare loro le cose laddove la norma e la legge lo permettono. [Si deve agire però] con severità secondo la concezione ebraica. Ho ricordato la questione delle modalità di accoglienza dei proseliti – e dell’impegno [che ci si aspetta da loro] di osservare i precetti, mentre anche la vita ebraica si è trasformata. Possiamo, infatti, pretendere dal convertito che osservi i seicentotredici comandamenti quando la grande maggioranza del popolo che l’accoglie è ben lontana da tale cifra e persino dal minimo? La nostra è un’epoca di rivoluzioni e di trasformazioni nei modi di vivere – anche per le persone credenti – che si confronta [senza sosta] con innovazioni che fanno sì che il mondo di oggi non assomigli più a quello di ieri. Ma non dovremmo giudicare gli ebrei di Israele di oggi secondo un punto di vista peggiorativo. La casa di Israele è rimasta fedele agli antichi precetti – “come spicchio di melagrana la tua gota”. Ma se ci sono dei vantaggi ci sono anche degli inconvenienti – come sempre nella vita – perché pretendere dal convertito la stretta osservanza dello shabbath e che sia attento ai divieti, ecc.? È come obbligare qualcuno a fare qualcosa che noi stessi non facciamo […]. Ma è una legge ebraica e non la si deve ignorare – una legge è una legge – e ciò che farà il tempo nell’anima dei convertiti che [saranno in contatto con] la cultura […] ebraica – e soprattutto i [bambini] che andranno a scuola con i bambini in Israele si impregneranno delle leggi della Torah e della buona creanza [quali sono state insegnate]. Non c’è dubbio che questi bambini si assimileranno [rapidamente] e diventeranno dei buoni ebrei che per la loro religiosità e la loro identificazione con i diritti e i doveri verso lo Stato, considerato la propria patria, non si distingueranno affatto dal resto del popolo. Non siamo certi che tali [bambini] eserciteranno un’influenza sui propri genitori e li riavvicineranno all’ebraismo, sulla base dell’impegno a rispettare la legge e la religione ebraiche. Forse anche loro finiranno per convertirsi. Essendosi in un primo tempo interessati senza essersi impegnati, è per convinzione che in seguito [osserveranno le regole dell’ebraismo]. Ci sono già casi di questo genere in molti luoghi del [nostro] paese […]. Si sono convertiti e sono diventati buoni ebrei – se sappiamo accoglierli secondo il precetto: “Amate dunque il forestiero”. Occorre tuttavia che il precetto della circoncisione e quello dell’immersione rituale siano sempre osservati sia da chi conduce una vita laica che da chi si adopera per essere fedele alla Torah. “Avrete un’unica legge per lo straniero e per il nativo del paese”. Questa regola è eterna. Maimonide ha scritto: “Fino a quando non è stato circonciso e non ha compiuto l’immersione rituale, o all’inverso, non è considerato gher” (Ha-yad ha-hazaka, Hilkhot issure bia, cap. 13, ∫ 6). [Ricordiamo nuovamente] che in origine i nostri avi sono stati idolatri e molti capi tribù hanno sposato donne cananee […]. Mi sono permesso di esprimere il mio umile parere […].

Le invio la mia risposta con i miei rispetti.

(16 marzo 2014)