Qui Roma – Fosse Ardeatine, 70 anni dopo
Dai diversi quartieri romani, da Trastevere a Centocelle, da Testaccio a Montesacro. Vite iniziate in tutta Italia, dal Piemonte alla Puglia, così come all’estero, a Odessa, Budapest. Vite che hanno condiviso lo stesso tragico destino: condannate a morte dai nazisti nell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Settanta anni dopo quella strage rimane “una ferita aperta” per l’Italia, come ha ricordato oggi il presidente del Senato Pietro Grasso. “Un eccidio emblema della barbarie nazista”, ha affermato Grasso, intervenendo al convegno “1944-2014: le Fosse Ardeatine 70 anni dopo” organizzato a palazzo Giustiniani dall’associazione culturale Arte in Memoria e dall’Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza, con il patrocinio del Senato. Una giornata dedicata a ricordare e riflettere sulla sanguinosa pagina di storia che fu scritta il 24 marzo 1943 quando 335 persone furono trucidate dai nazisti come vendetta per l’azione partigiana di via Rasella a Roma. Il convegno odierno, significativamente organizzato con il coinvolgimento del Senato, è stato aperto dal saluto delle autorità, tra cui il sottosegretario del ministero per i Beni culturali Francesca Barracciu, il presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente della Commissione Senato Nicola Latorre, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, Rosetta Stame, presidente dell’Associazione familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine e del presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia. A seguire le riflessioni storiche e le testimonianze, introdotte da Annabella Gioia (Irfasir), di Gabriele Ranzato (Università di Pisa – La strage delle Fosse Ardeatine nel contesto della Seconda guerra mondiale), Adachiara Zevi (Architetto – Arte in memoria – Il Mausoleo delle Fosse Ardeatine: punto e a capo) Antonino Intelisano (Cassazione – Le Fosse Ardeatine nel prisma della giurisprudenza), la testimone Giulia Spizzichino, Alessandro Portelli (Università di Roma La Sapienza – Le Fosse Ardeatine e il lavoro della memoria), Lutz Klinkhammer (Istituto Storico Germanico – La memoria pubblica delle Fosse Ardeatine) e Valentina Pisanty (Università di Bergamo – Il testamento di Priebke e il negazionismo).
Presenti all’incontro, tra gli altri, il consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con delega alla Memoria Victor Magiar, oltre al coordinatore del Collegio rabbinico rav Gianfranco Di Segni e al presidente del Museo della Shoah di Roma Leone Paserman.
Ha citato una delle vittime il presidente Grasso, ricordando nel suo intervento le parole del militante antifascista Pilo Albertelli. “se ho lavorato e lavoro e come spero lavorerò, questo è dovuto quasi unicamente alle convinzioni morali che ormai sono la spina dorsale di ogni mio agire, la convinzione che la vita va vissuta come una missione (…). Un uomo senza ideali non è un uomo, ed è doveroso sacrificare, quando è necessario, ogni cosa per questi ideali”. Un altro partigiano è stato invece ricordato da Riccardo Pacifici, Marco Moscati. “Ieri siamo stati ad Albano laziale, città medaglia d’oro alla Resistenza che ha dedicato una piazza al partigiano ebreo Marco Moscati. Vittima dell’eccidio a cui, grazie agli avanzamenti scientifici, siamo riusciti a dare un nome e un cognome”. Pacifici ha poi sottolineato come le Fosse Ardeatine non possano essere considerate una questione tra ebrei e nazisti ma come una ferita che fa parte di tutta la società, con vittime di diverse estrazioni sociali, professione religiosa, credo politico.
Sull’intreccio tra arte, architettura e Memoria si è invece soffermata Adachiara Zevi, di cui esce, in concomitanza con le celebrazioni dei 70 anni delle Fosse Ardeatine, il libro “Monumenti per difetto. Dalle Fosse ardeatine alle pietre d’inciampo” (di cui ieri il Portale dell’ebraismo ha riportato la prefazione, anticipazione pubblicata sul numero di aprile di Pagine Ebraiche).
(18 marzo 2014)