Ricordare le Fosse Ardeatine

Alla vigilia del 70esimo anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944), sui quotidiani italiani ampio spazio a testimonianze e appuntamenti legati alla strage che vide 335 persone assassinate dai nazisti. Diversi gli eventi programmati a Roma per ricordare una delle pagine più buie e tragiche del nostro paese, in primo luogo con la celebrazione dell’eccidio al Mausoleo Ardeatino, alla presenza del presidente della Repubblica, istituzioni civili ed ebraiche. Altri appuntamenti sono ricordati oggi dal Corriere della Sera, tra cui un convegno al Centro romano di studi sull’ebraismo (previsti i saluti del consigliere UCEI con delega alla Memoria Victor Magiar e del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici. Tra i relatori la storica Anna Foa) e la ricollocazione della Pietra d’inciampo in onore di Don Pietro Gallo (ad intervenire Adachiara Zevi, curatrice in Italia del progetto sulle Pietre d’inciampo).

Elemento chiave nella costruzione della Memoria sono i giovani. Per questo la Regione Lazio consegnerà, nell’arco di un progetto con l’Anfim (l’Associazione nazionale dei familiari italiani dei martiri caduti per la libertà della patria), riedizione del documentario “335 voci per non dimenticare” a tutte le scuole del Lazio “per riflettere e approfondire una delle pagine più drammatiche della storia di Roma e del nostro Paese”(Repubblica).

“La Comunità ha appreso col più vivo dolore la notizia della morte del vostro diletto Saverio trucidato barbaramente alle Fosse Ardeatine…”. È il 14 settembre 1944 e il commissario straordinario delle Comunità israelitiche Silvio Ottolenghi scrive una sofferta lettera alla famiglia di Saverio Coen, annunciando il riconoscimento del suo cadavere tra le vittime dell’efferato eccidio nazista delle Fosse Ardeatine. Sul Corriere il ricordo di Saverio, commerciante ebreo legato al Partito d’azione, e il testo della lettera di Ottolenghi, conservata negli archivi della Comunità ebraica di Roma.

Fare chiarezza sulle complicità italiane che portarono nel 1977 alla fuga del colonnello delle SS Herbert Kappler – capo della Gestapo a Roma e tra i responsabili della strage delle Fosse Ardeatine – dall’Ospedale Celio. A chiederlo, con un intervento pubblicato ieri dal Messaggero, il presidente della Comunità ebraica della Capitale, Riccardo Pacifici. “Troppi misteri aleggiano su questa vicenda. Chi fu complice del nazista in territorio italiano? – domanda il presidente Pacifici – Dopo decenni noi non dimentichiamo e vorremmo che questo capitolo buio dell’Eccidio fosse riaperto per scoprire le reali responsabilità. Proprio oggi, in questa Italia della Memoria e della svolta, dobbiamo conoscere la verità su quella vergognosa fuga”.

Sembra invece aver trovato pace la questione della sepoltura di Carla Capponi e Rosario Bentivegna, eroi della Resistenza Romana. Il presidente della Regione Nicola Zingaretti e il sindaco di Roma, Ignazio Marino hanno scritto una lettera al presidente del Cimitero Acattolico per stranieri di Testaccio, l’ambasciatore del Sud Africa, signora Nomatemba Tambo per richiedere ufficialmente la sepoltura nel Cimitero Acattolico di Capponi e Bentivegna in deroga all’Art. 16 dello Statuto del Cimitero (Corriere, Repubblica).

Posizioni diverse a Ravenna e Bologna sulla revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Mentre nel capoluogo emiliano il sindaco Virginio Merola si è detto favorevole alla revoca, a Ravenna la proposta di revoca è stata respinta. “La lista civica – riporta La Stampa – ha spiegato che la proposta non era ‘motivata da una sorta di revisionismo’ ma dal fatto che la cittadinanza al Duce, conferita nel primo anniversario della marcia su Roma, ‘era inaccettabile anche allora’”.

Sul Giorno la notizia del viaggio di una delegazione di assessori e consiglieri del Comune di Milano a Cracovia per una visita di due giorni al campo di sterminio di Auschwitz. Ad accompagnare la delegazione, di cui fa parte il consigliere comunale Ruggero Gabbai, lo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico della Fondazione Museo della Shoah.

Tre miliziani che appartenevano a Hamas, alle Brigate Al-aqsa e al gruppo terroristico jihadista sono morti ieri a Jenin in uno scontro a fuoco con l’esercito israeliano (Avvenire, Osservatore Romano, Repubblica). L’operazione è stata portata avanti dall’Idf per bloccare Hamza Abu al-Hija, appartenente all’organizzazione terroristica di Hamas, il quale stava pianificando “attacchi contro Israele”, riferiscono fonti dell’esercito israeliano. “Abu al-Hija era ricercato per aver condotto numerosi attacchi con esplosivi e armi da fuoco e perché pianificava futuri atti di terrorismo”, spiegano dall’Idf.

Daniel Reichel

(23 marzo 2014)