Qui Bologna – La Torah, i bambini, la scuola
Cultura ebraica di nuovo protagonista questa mattina alla Bologna Children’s Book Fair, con una tavola rotonda organizzata dalla redazione di Pagine Ebraiche e di DafDaf, il giornale ebraico dei bambini. L’incontro, parte del programma ufficiale della fiera, ha riunito le rappresentanti di tre differenti visioni dell’educazione ebraica che – pur non conoscendosi – hanno trovato talmente tanti punti di contatto fra le rispettive posizioni e le difficoltà affrontate ogni giorno da continuare il dibattito ben oltre i tempi previsti. Odelia Liberanome, responsabile di progetti pedagogici per il dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e coordinatrice del progetto editoriale La mia Torà; Myriam Halberstam, americana residente a Berlino che ha fondato e dirige una casa editrice che pubblica libri di argomento ebraico per bambini e Neta Shapira, coordinatrice di Sifriyat Pijama, programma che in Israele sviluppa le politiche di avvicinamento alla lettura, hanno raccontato le rispettive esperienze e si sono confrontate sulle diverse scelte operate.
Il racconto biblico per la tradizione ebraica non è solo una storia affascinante, un’avventura mitica, ma una narrazione che si trasforma in strumento educativo, ripercorso più e più volte, per scoprire a ogni rilettura un livello differente di approfondimento, un nuovo punto di vista. La Torah contiene le chiavi interpretative dell’universo e della vita e l’apprendimento dei diversi livelli di metodologia interpretativa deve cominciare fin dalla prima infanzia, per dare inizio a quella che gli ebrei considerano da sempre una lettura infinita. In Europa con una interessante coincidenza di tempi si stanno pubblicando due testi che avvicinano la Torah ai bambini, proprio mentre un libro polacco che riscopre lo yiddish in un alfabetiere di grande bellezza vince a Bologna il premio più prestigioso, il Bologna Ragazzi Award nella categoria Non Fiction. Le scelte editoriali in Israele, poi, devono confrontarsi con una diversità che – pur peculiare nelle sue specifiche caratteristiche – non è troppo lontana dalla complessità delle scelte fatte a Berlino dalla Ariella Verlag di Myriam Halberstam, né dalle difficoltà riscontrate in Italia da Odelia Liberanome. Insieme alle tre protagoniste dell’incontro hanno partecipato alla discussione anche Anna Makowka, coordinatrice del progetto che ha portato alla vittoria Mejn Alef Bejs, e chi scrive, che ha voluto la tavola rotonda proprio per avviare un ragionamento comune sui progetti che in Europa vogliono avvicinare i bambini alla cultura e alle tradizioni ebraiche attraverso la pubblicazione di un numero sempre maggiore di libri a loro destinati. Con la speranza e l’augurio che si tratti solo di un inizio.a.t. twitter @atrevesmoked