Emanuele Artom, Torino non dimentica
All’indomani dell’8 settembre 1943 il torinese Emanuele Artom torna a casa e, incrociando la madre, confessa, “oggi ho combinato due guai: ho rotto i pantaloni e mi sono unito ai partigiani”. Artom, con il suo bagaglio di ironia, impegno civile e rigore morale, salirà tra le valli piemontesi per resistere, assieme ai compagni partigiani, ai nazifascisti. Il 25 marzo 1944 le SS italiane lo cattureranno, per poi torturarlo a morte. Il 25 marzo di settant’anni dopo Torino dimostra di non voler dimenticare uno dei simboli della Resistenza partigiana, dedicando alla memoria di Emanuele Artom una marcia lungo le vie cittadine. Appuntamento, giunto alla terza edizione, organizzato dalla Comunità ebraica torinese con la Comunità di Sant’Egidio e il Comune di Torino e con la partecipazione della Comunità di Casale Monferrato e di Vercelli, oltre ad altre istituzioni cittadine. Nell’arco della cerimonia, che ha visto la presenza dei consiglieri dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Claudia De Benedetti e Rossella Bottini Treves e del presidente della Comunità di Torino Beppe Segre, sono intervenuti rav Alberto Moshe Somekh, la rappresentante della Comunità di Sant’Egidio Daniela Sironi ed è stato letto il saluto del sindaco della città, Piero Fassino. Presenti tra gli altri anche Giovanni Maria Ferraris, presidente Consiglio Comunale di Torino, il consigliere Nicola Felice Pomponio in rappresentanza della provincia di Torino, Mario Cornelio Levi, presidente della Circoscrizione 8 e il pastore valdese Paolo Ribet.
“Artom è stato un partigiano, un ebreo ma soprattutto un maestro la cui lezione, se leggiamo i suoi diari, è ancora fortemente attuale”, spiega Beppe Segre, ricordando come l’evento sia stato anticipato alcune settimane fa da un seminario sulla figura di Artom, tenuto dallo storico Alberto Cavaglion e i docenti Liliana Treves e Luisa Sacerdote. Inoltre Segre ha ricordato il grande impulso venuto per la realizzazione di questa iniziativa dalla Comunità di Sant’Egidio, fortemente impegnata in Italia e non solo nel coltivare la Memoria. “Abbiamo in particolare apprezzato il fortissimo impegno personale della responsabile regionale della Comunità di Sant’Egidio Daniela Sironi.
Nel suo messaggio il sindaco Fassino – con cui la Comunità sta lavorando per far rientrare il 25 marzo nel calendario dedicato alla memoria della Resistenza – ha ricordato come il partigiano Artom fosse una “figura esemplare di combattente per la libertà che ha sacrificato se stesso perché l’Italia tornasse a vivere nella democrazia e nella giustizia”. “Ricordarlo e trasmetterne memoria – ha sottolineato Fassino – è essenziale perché si
abbia consapevolezza del cammino doloroso con cui l’Italia dovette riconquistare la propria libertà e della necessità di preservarla da ogni insidia”.
Uomo di cultura a cui le leggi razziali impedirono di insegnare, Artom portò la sua passione per l’educazione anche tra le fila partigiane, con grande ostinazione e caparbietà, perché voleva costruire il futuro dell’Italia già nelle montagne in cui ancora si combatteva per la liberazione del paese. Sul valore della cultura, sulla distruzione di questa e dei libri di cui si macchiò li nazifascismo, si è soffermato il rav Somekh. “La cultura è l’unico antidoto contro le forze irrazionali a nostra disposizione – ha sottolineato il rav – La sfida che attende la nostra società è riuscire a fare propri i valori della cultura nella fiducia e nell’impegno volto alla creazione di un avvenire migliore per tutti. La sfida che attende il mondo ebraico è opposta: quella di darsi seriamente un futuro affinché la sua cultura non vada perduta per sempre. Non diamo una vittoria postuma a Hitler. Nel nome di Emanuele Artom, storico, intellettuale e partigiano: il Suo ricordo sia in benedizione”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(26 marzo 2014)