La Cultura di fronte agli orrori
Eric Kandel è un celeberrimo neuroscienziato e psicoanalista ebreo americano che ha avuto il Nobel per la Medicina nel 2000 per le sue ricerche sulle basi fisiologiche della memoria. Nella sua densa autobiografia scientifica (“Alla ricerca della memoria”), ricorda la sua fuga da Vienna, a nove anni, e torna su alcune inquietanti domande a cui tanto si fatica a rispondere in modo spassionato: “Lo spettacolo di Vienna nelle mani dei nazisti mi pose anche, per la prima volta, di fronte al lato più oscuro e sadico del comportamento umano. Come si può comprendere l’improvvisa, perversa brutalità di così tante persone? Come ha potuto una società di livello culturale tanto elevato aderire così rapidamente a condotte punitive e azioni radicate nel disprezzo di un intero popolo?”. Kandel, da scienziato, risponde con lucida tristezza: “Una delle conclusioni, alquanto disturbante per la mia sensibilità, è che la qualità della cultura di una società non sia un indicatore affidabile del suo rispetto per la vita umana. La cultura semplicemente non è in grado di migliorare le inclinazioni delle persone e modificarne i loro modi di pensare. Il desiderio di distruggere degli individui al di fuori del proprio gruppo di appartenenza può essere una reazione innata e quindi manifestarsi potenzialmente in quasi tutti i gruppi coesi”. Basti pensare, l’autore stesso ricorda poche righe dopo, che la percentuale di adesioni al partito nazista da parte dei professori universitari fu di molto superiore a quella della popolazione nel suo insieme. Anche la cultura, suggerirei, può essere un idolo ingannevole.
Laura Salmon, slavista
(28 marzo 2014)