Qui Torino – Il Giardino dei Giusti piemontesi

Giardino giusti TorinoUn luogo di Memoria ma anche di incontro, di vita. Il Giardino dei Giusti di Torino, inaugurato ieri al parco Colonetti, ha una doppia chiave di lettura: con i suoi 36 alberi, il Giardino rende onore a coloro che, nel Piemonte oppresso dal nazifascismo, salvarono a proprio rischio e pericolo la vita dei propri concittadini ebrei. Un luogo che ricorda le storie e le scelte di uomini e donne come Carlo Angela, come Luigi e Maria Grasso o Orsola Rosa Bresso ma che vuole anche essere un punto di ritrovo per la Torino di oggi, per le sue famiglie e i suoi cittadini. Da qui l’intreccio di un progetto che vede diversi protagonisti: Gruppo di Studi Ebraici di Torino, Comunità ebraica della città, la Circoscrizione 10 e Contrada Onlus. Diverse anime di una un’unica realtà in cui si intrecciano passato, presente e futuro di Torino. “Questo bosco è un ricordo dedicato a persone coraggiose ed è inserito in un ambiente che ha bisogno di segnali forti per il futuro di questa città”, ha dichiarato Sarah Kaminski, portavoce del Gruppo di Studi Ebraici. Al suo fianco sul palco, Manuel Segre Amari, vicepresidente della Comunità ebraica di Torino – soffermatosi sull’importanza del ruolo dei Giusti – l’assessore alle pari opportunità del Comune Ilda Curti e il presidente della Circoscrizione 10 Marco Novello. Testimonianza preziosa poi quella di Aldo Levi, cui famiglia fu salvata a Chieri da alcuni conoscenti. Per celebrare la piantumazione dei 36 alberi, frutto di una raccolta fondi pubblica – a cui si è affiancata la donazione al parco di un ulivo da parte dell’organizzazione ebraica ambientalista Keren Kayemet – si è esibito il coro Zemer dell’Associazione Ex Allievi ed Amici della Scuola Ebraica di Torino.
Il Giardino sorge in un luogo significativo della città, nei pressi della via dedicata al partigiano ebreo Emanuele Artom: un uomo, al pari dei Giusti a cui gli alberi sono dedicati, che decise di scegliere di opporsi al nazifascismo. Di combatterlo in prima persona, morendo sotto le sue torture ma vivendo ancora come simbolo di coscienza civile. Quella coscienza civile che il Giardino del parco Colonetti vuole contribuire a costruire, attraverso la riqualificazione di un’area della città piena di vita ed eterogenea, come ha spiegato l’assessore Curti. Storie del passato, dunque – raccontate nel libro di Maria Teresa Milano Salvatori e Salvati, Le storie di chi salvò gli ebrei nella Seconda guerra mondiale in Piemonte e in Valle d’Aosta (ed. Le Chateau) – che si intrecciano al presente di una città sempre più multiculturale.
Nella realizzazione del Giardino dei Giusti – ispirato al primogenito di Gerusalemme, ideato neglia anni ’60 da Moshe Bejski – emerge con forza il significato ancora attuale di un tema caro alla tradizione ebraica, come hanno ricordato Kaminski e Segre Amar. “Nella Bibbia, proprio vicino al celebre “amerai il tuo prossimo come te stesso”, c’è un versetto che dice molto chiaramente “non rimarrai imbelle di fronte al sangue del tuo fratello”; questo, nell’ebraismo, é un comandamento importantissimo, e, se non lo si osserva, si é considerati dei malvagi, mentre, se lo si osserva, si é considerati dei giusti – ha ricordato il vicepresidente della Comunità ebraica torinese – Tale verso impone l’azione a salvaguardia di chi é minacciato o perseguitato e impone di non restare con le mani in mano di fronte al male”. Un monito e un’esortazione valida ancora ai giorni nostri.
Perché l’appuntamento inaugurale abbia poi un seguito, Kaminski, docente di ebraico moderno all’Università di Torino, ha poi lanciato un invito alle autorità e non solo di ritrovarsi il prossimo anno per continuare quella che vuole essere una tradizione.

(28 marzo 2014)