DIALOGO E INCOMPRENSIONI – Bergoglio tira in ballo i “farisei”
Non facciamo come i ‘farisei’, eliminiamo, invece, i comportamenti che non sono cristiani, per camminare decisamente sulla via della santità. Siamo tutti cristiani, ma tutti abbiamo a volte comportamenti che non sono cristiani”. Queste le sconcertanti esortazioni riferite dalle agenzie di stampa riguardo al discorso del papa all’Angelus, davanti a diverse migliaia di persone radunate in piazza San Pietro.
Negli scorsi giorni Bergoglio, accogliendo una delegazione di oltre 500 parlamentari e rappresentanti della Repubblica in San Pietro, aveva parlato di corruzione lanciando una lunga serie di accuse al Sinedrio di duemila anni fa e rispolverando antichi pregiudizi antiebraici che facilmente potrebbero prestarsi a interpretazioni distorte. Un’occasione che il giornalista e aspirante teologo Eugenio Scalfari non si è lasciato scappare, tanto che su Repubblica di oggi, nel suo consueto appuntamento domenicale con i lettori, si lascia nuovamente andare a riflessioni inquietanti sulla classe sacerdotale dell’antico Israele.
Sul notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24, intanto, anche rav Benedetto Carucci Viterbi fa riferimento al luogo comune ricorrente della cultura dominante sui farisei e lo demolisce, dimostrandone la sua strumentalità, con una citazione dal Talmud: “Rabban Gamliel – ricorda – diceva: ogni studente la cui interiorità (i pensieri ed i sentimenti?) non è come la sua dimensione esteriore (i comportamenti ed i tratti caratteriali?) non entri nel luogo di studio (Talmud babilonese, Berachot 27b). Un insegnamento farisaico non proprio da sepolcro imbiancato”.
(30 marzo 2014)