Identità: Haim Hazaz

hazazNel 1958 l’allora Primo ministro dello Stato di Israele, David Ben Gurion si è trovato a gestire il fatto che la nozione stessa di identità ebraica era diventata in Israele oggetto di una legislazione che avrebbe avuto implicazioni pratiche cruciali. A cinquanta “Saggi di Israele” Ben Gurion pose la domanda divenuta il titolo del lavoro del professor Eliezer Ben Rafael, che in un e-book intitolato “Cosa significa essere ebreo?” – scaricabile dai siti www.proedieditore.it e www.hansjonas.it – ha messo in luce per la prima volta in Italia quella discussione sistematica sull’identità ebraica. Ogni domenica, sul nostro notiziario quotidiano e sul portale www.moked.it, troverete le loro risposte. Oggi la risposta di Haim Hazaz. Nato in Ucraina, si distingue presto come scrittore e drammaturgo. Riceve un’istruzione laica e tradizionale. Dal 1914 al 1921 vive in diverse città della Russia. È a Mosca, giornalista della testata in lingua ebraica Ha-am (Il popolo,) quando scoppia la rivoluzione d’Ottobre (1917). Nel 1921, va a Costantinopoli e nel 1922 parte per Parigi e Berlino. Nel 1931 emigra in Palestina, si stabilisce a Gerusalemme e continua la sua carriera di scrittore e drammaturgo. Politicamente molto attivo, dopo il 1967 diventa difensore dell’idea del Grande Israele. Ha pubblicato il suo primo lavoro nel 1918, in Russia. Si tratta di un bozzetto apparso sul periodico in ebraico Ha-Shiloah, dal titolo Ke-vo hashemesh (Al calar del sole), che lo rese celebre. Ha pubblicato in seguito numerose opere tra cui Be-qetz ha-yamim (La fine dei giorni), (1950) e Delatot nehoshet (Le porte di bronzo) (1956). Nel 1953 ha ottenuto il premio di Israele e nel 1942 e nel 1970 il premio Bialik.

Signor Primo ministro,
Signor D. Ben Gurion,
La ringrazio dell’onore che mi ha fatto di contarmi tra i Saggi di Israele. Tenterò di
rispondere molto succintamente alla sua domanda: chi è ebreo?
Dal punto di vista della Halakhah, la risposta è chiara, essa è stata confermata per
millenni; nella pratica, la risposta è chiara e la realtà vi ha già provveduto. Peccato
che sia impossibile dare a una stessa domanda due risposte contraddittorie.
Un tempo, fino a quando il popolo era in esilio, non un popolo, ma l’assemblea
di Israele, le sante comunità disperse nelle diaspore, la religione avevano l’autorità
[necessaria] per preservare la sua particolarità e la sua esistenza. [Ma], da allora, tutto
è cambiato. I comportamenti si sono trasformati, le generazioni si sono liberate
e la recente distruzione della diaspora ha causato l’abbandono della religione. Sono
cose note. Lo Yishuv ebraico in Terra di Israele ha sconfitto i propri nemici e ha
fondato il proprio Stato – che ha voluto laico, in cui la religione non ha il diritto di
governare ed è solo un’opzione sottoposta alla volontà dell’individuo.
Mi sembra di conseguenza che la Halakhah non ha niente a che fare con lo stato
civile che dipende soltanto dalla legge dello Stato. E ciò, tanto più che oggi ci sono
qui con noi centinaia di coppie miste tra i rari sopravvissuti [della Shoah], e se domani
le porte103 dovessero aprirsi e se migliaia e miriadi di coppie miste arrivassero
qui, che cosa faremmo con loro? Dovremmo obbligarli a [osservare] la religione
secondo le regole della Halakhah. Oppure rifiutare loro l’ingresso [in Israele]?
Di conseguenza, se il padre [ebreo] e la madre non ebrea vogliono che il proprio
figlio entri nell’Alleanza di Abramo,104 perché sia iscritto come ebreo, dobbiamo
accettarlo. Perché non c’è virtù più grande di quella di una madre che offre ciò che
ha di più caro al mondo, il proprio figlio, a un popolo che non è il suo.
Ignoro se le madri di tutti i convertiti della nostra storia si siano [anch’esse] convertite,
le madri e le nonne di Semaia e Attalione, di Rabbi Akiva e di Rabbi Meir e
di tutti i grandi della nazione nel corso della storia, che provengono da famiglie di
convertiti e sono stati una benedizione per Israele.
Cordiali saluti.

Haim Hazaz