Qui Piemonte – Uno shabbaton sul Lago Sirio

shabbatonIl piacere di stare insieme, di studiare insieme e insieme lavorare per la buona riuscita del terzo shabbaton organizzato da alcuni iscritti della comunità di Torino sul lago Sirio, vicino ad Ivrea, è forse la sensazione più forte condivisa dai partecipanti. Sono stati circa centocinquanta i partecipanti, un numero in crescita costante da un’edizione all’altra, uniti dalla volontà di portare avanti quella che promette di diventare una tradizione fissa, al punto che è già anche stata fissata la data della prossima edizione, nel marzo del 2015.
I moltissimi bambini, che hanno aggiunto valore all’atmosfera già gioiosa dello shabbaton, hanno partecipato alle tefillot, risposto ai quiz organizzati apposta per loro, giocato e studiato, e mostrato una serena confidenza col gruppo degli adulti, a dare un segno forte di quella continuità e fiducia che sono garanzia della vita delle comunità. La partecipazione, che ognuno ha potuto calibrare secondo i propri interessi, la propria capacità e volontà è stata altissima a tutte le attività proposte, a partire dalla prima sessione di studio comune la sera di venerdì fino alla caccia al tesoro della domenica mattina, subito prima della spaghettata finale.
Dalla gestione della cucina alla logistica, dalla preparazione del materiale al far sentire ognuno benvenuto e portatore di una ricchezza dovuta anche alla molteplicità e alla diversità dei presenti, tutto ha contribuito alla buona riuscita di un evento al cui centro sono stati rav Eliahu Birnbaum e la rabbanit Renana, invitati appositamente.
Rav Birnbaum, insieme alla rabbanit, ha preparato per il tema di quest’anno, il Tikun Olam, una raccolta di fonti che, oltre a essere usate per le varie sessioni di studio, resterà ai partecipanti, per proseguire il percorso iniziato.
Come ha spiegato Rav Birnbaum sabato mattina, si tratta di un concetto divenuto solo in tempi relativamente recenti un tema centrale nel mondo ebraico, inizialmente in quello non ortodosso, per trovare una sorta di compensazione al peso minore attribuito in quell’ambito alle mitzvot come elemento alla base dell’identità ebraica. Oggi il tema del Tikun Olam sta acquistando crescente importanza anche nel mondo ortodosso.
L’espressione Tikun Olam si trova già nel Talmud, ma in un senso più specifico e ristretto, quando si parla di modifiche nel modo di applicare certe mitzvot per evitare disordini e confusioni. Ha poi molto peso nella mistica ebraica, la Kabbalah, come ha illustrato brevemente venerdì sera Tullio Levi. Oggi ha acquistato svariati significati e sfumature, e può essere declinato in vari modi: responsabilità verso il prossimo, verso il mondo, anche nel dovere di preservare la natura (Bianca Viarizzo ha parlato della Kasherut come Tikun Olam attraverso scelte alimentari consapevoli), la famiglia, il bisogno di riparare le ingiustizie e il dovere di non restare indifferenti; la riflessione di Gaia Bertolin si è soffermata soprattutto sui concetti di mishpat e tzedakà. La tavola rotonda di venerdì sera, come i dibattiti del giorno successivo, ha dimostrato chiaramente che il concetto di Tikun Olam non è univoco. È una mitzvà? È implicito nella Torah e nell’osservanza delle mitzvot? Oppure è ciò che va oltre la mitzvà, ciò che si ritiene di dover fare per portare un miglioramento nel mondo anche se nessuna mitzvà lo richiede espressamente? Tutto ciò porta a riflettere sulla responsabilità del singolo individuo e sulla possibilità di ciascuno di influire sulla realtà, tema sviluppato in particolare nella lezione di sabato mattina.
La sera di sabato è stata dedicata all’ultima avventura di rav Birnbaum: protagonista di un programma televisivo che racconta i suoi viaggi, e la proiezione del trailer della puntata dedicata al Brasile ha mostrato il rav alle prese con paesaggi da Indiana Jones, machete alla mano. Dai balli israeliani fino a tarda notte alla caccia al tesoro del mattino successivo, con tutti i partecipanti impegnati a ricostruire l’ordine corretto di alcuni brani della Torah, o la ricetta del pollo alla marocchina, oppure rispondere a perfidi quiz che mescolavano autori classici e protagonisti di episodi di storia ebraica, tutto ha contribuito al grande successo di una iniziativa al termine della quale la frase più sentita fra coloro che non si frequentano regolarmente è stata “arrivederci al prossimo anno”.

(31 marzo 2014)