I diritti calpestati

tobia zeviPurtroppo non è un pesce d’aprile. Avevano detto nel 2013, ora hanno detto nel 2015 e pare quasi che si dovrebbe esser contenti perché si rischiava di finire al 2017. Siate ottimisti – devono aver spiegato nei reparti – perché se non ci saranno ritardi, se tutti faranno i compiti, se i politici non cambieranno idea, se i soldi non finiscono, tra un annetto potrete lasciare il manicomio (tecnicamente: Ospedale Psichiatrico Giudiziario) ed essere accolti da una struttura più civile, in un luogo idoneo e umano.
Si dovranno fidare, i circa 1000 detenuti degli OPG italiani. Perché non hanno alternativa. E anche perché, quando sei stato rinchiuso per decenni in un posto così, senza alcuna prospettiva e senza nessun percorso vero di reinserimento, alla fine un anno in più che ti cambia? Già, perché nell’èra della velocità il tempo qui si è fermato. E, seppure la coscienza civile e culturale dell’Italia è cambiata dalla legge Basaglia in poi, gli esperti ci dicono che nell’80% dei reparti si continua a legare i malati e a usare altre forme di contenzione.
Per non parlare dei casi che approdano alle pagine dei giornali: persone abbandonate, torturate, umiliate, semplicemente cancellate dalla nostra società (la vicenda più recente e clamorosa: Franco Mastrogiovanni, morto nell’OPG di Vallo della Lucania). Dovevano essere chiusi nel 2013, ieri si è deciso di aspettare fino al 2015. Molte Regioni sono indietro nella predisposizione delle strutture alternative, residenze più piccole dove invece delle guardie dovrebbero esserci psicologi e operatori sociali.
Speriamo che in un anno ci riescano, a organizzarle. Il Ministro Andrea Orlando ha ventilato l’ipotesi che se ne occupi lo Stato se le Regioni non fanno il loro dovere. Speriamo davvero. Perché è offensivo pensare che un paese come l’Italia non sappia risolvere il problema di 1000 persone i cui diritti vengono sistematicamente lesi e calpestati. Nonostante siano tutti apparentemente d’accordo.
Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi

(1 aprile 2014)