Fecondazione assistita, perplessità sul fronte ebraico

“L’Halakhah, la Legge ebraica, nella grande maggioranza dei casi guarda con favore alle procedure che riguardano la fecondazione assistita nella coppia quando questa è impossibilitata ad avere figli. Per quanto concerne la fecondazione eterologa c’è invece, in ambito rabbinico, una letteratura unanime nel considerarla un’iniziativa da evitare. È una procedura sconsigliata anche per motivi etici e psicologici e, nel caso in cui questa avvenga, è imprescindibile porsi alcune domande. Ci si deve ad esempio interrogare sull’identità del donatore, sulle possibilità che vengano trasgrediti alcuni divieti, tra cui quello gravissimo dell’incesto (sui figli del donatore), e sui problemi che possono sorgere nei rapporti padre-figlio e madre-figlio. È un tema sul quale i rabbini tendono a confrontarsi soprattutto a posteriori”. Così il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni nel commentare, per i lettori di Pagine Ebraiche 24 e del portale dell’ebraismo italiano www.moked.it, la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato l’illegittimità della norma della legge 40 (introdotta nel 2004 dal governo Berlusconi, ndr) che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta.
Non di rado, rileva il rav, possono sorgere conflittualità tra le leggi dello Stato e l’Halakhah stessa. “Ad esempio – spiega Di Segni – quando una legge dello Stato impedisce di fare una cosa consentita dall’Halakhah”. Uno dei casi più evidenti lo si ha proprio nella legge 40 dove, in una specifica norma, viene proibita la diagnosi pre-impianto altrimenti consentita in ambito ebraico. A tal proposito il rav parla di norma “che limita in qualche modo la nostra libertà”.
L’auspicio è quindi quello che si arrivi, in futuro, a un’impostazione che garantisca un minimo livello di indipendenza rispettoso delle sensibilità religiose di ciascun individuo e in base al quale, tenendo presenti le normative fissate dallo Stato, “ci si possa adoperare per applicare le nostre regole in materia”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(10 aprile 2014)