Qui Roma – Sopravvivere al ghetto

Roma-20140409-00068È il 1555 quando, su iniziativa di papa Paolo IV, si aprono le porte del Ghetto. Un evento che segnerà drammaticamente la storia degli ebrei romani per oltre tre secoli e che è al centro di un lavoro di ricerca dalla storica Serena Di Nepi conclusosi con la pubblicazione di “Sopravvivere al ghetto” (ed. Viella). Ieri, alla Biblioteca di storia moderna e contemporanea della Capitale, la prima presentazione dell’opera assieme al rabbino capo Riccardo Di Segni e agli storici Marina Caffiero, Vincenzo Lavenia e Giuseppe Marcocci A guidare la riflessione dell’autrice una serie di interrogativi sulle strategie di sopravvivenza grazie alle quali, nonostante le molte difficoltà, la comunità sopravvisse a un lungo periodo di reclusione e di aggressivo proselitismo.
Quale fu la reazione degli ebrei? Se e come cambiò la loro organizzazione istituzionale? Quale fu l’impatto delle norme restrittive sulle professioni esercitate e sul mondo del lavoro? Quale fu il ruolo dei rabbini in un momento così problematico? Che fine fecero i banchieri ebrei di Roma? I rapporti con la società cristiana maggioritaria restarono in piedi? E quelli con i neofiti? Sono alcune delle domande più stringenti che guidano nella lettura di un testo ricco e complesso. “La prospettiva – spiega Di Nepi – è sostanzialmente interna, sviluppata attraverso un approccio di storia sociale messo a confronto con i fenomeni registrati in un luogo e in un tempo circoscritti”. Numerosi gli spunti d’attualità che emergerebbero tra le pagine del testo. In particolare, ha rilevato il rav, il tema dell’integrazione e della coabitazione tra diverse realtà innescatosi con l’arrivo di alcune centinaia di ebrei dalla Spagna e con il loro insediamento a Roma.

(10 aprile 2014)