…Pesach

Può esistere esperienza senza che si sia il suo racconto? E questo racconto può di stimolare altre storie oppure possiamo raccontarci solo quella versione della storia? Me lo chiedo tutti gli anni, ogni volta che si approssima il seder di Pesach e riprendo in mano il testo dell’Haggadah. Un testo che funziona come la fiaba popolare con ruoli prefissati a cominciare dai quattro figli. Per esempio ce ne potrebbe essere un quinto? E se ce ne fossero solo tre, chi scomparirebbe? Oppure si può fare a meno del figlio cattivo? Oppure non se ne può fare a meno perché, come dice Capitan Uncino, cosa sarebbe il mondo senza Capitan Uncino? L’Isola che non c’è e i suoi abitanti bambini ci sarebbero egualmente? Un gruppo umano si raduna periodicamente e compie gesti, dice parole in un ordine dato, non per un fine istituzionale, ma per uno costituzionale. Non si è ebrei perché si legge l’Haggadah e si fa il Seder. Alla rovescia, si legge l’Haggadah e si fa il Seder e così si è ebrei. Il rito fonda l’identità e non viceversa.

David Bidussa, storico sociale delle idee

(13 aprile 2014)