Non rompiamoci le ossa

rav bahbMolti aspetti caratterizzano Pèsach, che è simboleggiato dal sacrificio pasquale: una delle norme più strane che lo caratterizzano è che nel mangiarlo bisogna stare attenti a non scomporlo nelle sue ossa. Il testo recita: “Un osso non spezzerete in esso”. Pèsach è la festa della nascita e dell’unità del popolo ebraico e bisogna stare attenti a non romperla attraverso le controversie: la tendenza a far prevalere, talvolta anche con la forza, la propria verità sulle altre finisce per distruggere la Comunità d’Israele. È già successo altre volte in passato e questa è l’erba più amara di tutte, perché nasce dall’interno.
L’abitudine ad affrontare le opinioni e anche i modi di vita ebraica diversi, ponendosi spesso in netta contrapposizione, non solo non giova, ma crea una mentalità che lentamente dilaga e occupa spazi sempre più ampi, fino ad allora impensabili, sia nel mondo ebraico “religioso” che in quello “laico”. È quanto sta avvenendo in questi ultimi anni in Italia, dove superata quasi ovunque la contrapposizione con i Chabad, le controversie si sono andate via via moltiplicando.
Pèsach con il suo messaggio “un osso non romperai in esso” ci invita a un Heshbon nefesh – a una riflessione profonda – che ci dovrebbe invitare a fare un Tikkun, un’azione restauratrice che eviti – per così dire – che l’ebraismo e le comunità ne escano con le ossa rotte.
Pèsach è un’occasione per raggiungere questo risultato, impostandolo appunto sull’unità come valore: ma ognuno dovrebbe mettere veramente in discussione se stesso.

Scialom Bahbout, rabbino capo di Napoli

(14 aprile 2014)